Criptovalute: ecco quanto dovrebbe allocare un investitore neutrale

Con il lancio degli ETF spot sul Bitcoin negli Stati Uniti, le criptovalute hanno compiuto un ulteriore passo verso la completa istituzionalizzazione. Grazie alla disponibilità di veicoli regolamentati in tutto il mondo, per i professionisti degli investimenti ormai è praticamente impossibile ignorare l’asset class nel suo complesso. Come per qualsiasi altra asset class, è necessario che gli investitori e i gestori di portafogli sviluppino le proprie opinioni e valutino se “sottoponderare” o “sovraponderare” Bitcoin, Ethereum e le altre criptovalute.

In questo scenario, ecco di seguito la view in termini di asset allocation di Pierre Debru, Head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions di WisdomTree.

Allocare l’1% alle criptovalute significa rimanere neutrali

Poiché le criptovalute sono un’asset class molto giovane, con cui molti investitori hanno ancora poca dimestichezza, sarebbe facile pensare che un posizionamento neutrale corrisponda a un investimento dello 0% e che tutto ciò che supera lo zero costituisca una sovraponderazione. Tuttavia, non è così.

Per determinare il posizionamento neutrale di un’attività in un portafoglio multi-asset, è sufficiente osservare il portafoglio di mercato, ossia il portafoglio che simula la totalità degli asset liquidi a cui gli investitori possono accedere. La Figura 1 mostra l’attuale portafoglio di mercato.

La capitalizzazione di mercato totale degli asset liquidi è di circa 191.000 miliardi di dollari. Quella delle criptovalute è pari a quasi 2.000 miliardi di dollari, ovvero l’1% della capitalizzazione di mercato totale. Si tratta di un mercato di dimensioni simili a quello delle obbligazioni ad alto rendimento, delle obbligazioni indicizzate all’inflazione o delle small cap dei mercati emergenti.

In altre parole, oggi, per un gestore multi-asset, assumere una posizione neutrale significa investire l’1% delle proprie attività in bitcoin e criptovalute. In assenza di una tesi d’investimento forte e fondata che avvalori la scomparsa di tale spazio, l’1% rappresenta una scelta razionale per gli investitori. Si tratta di una posizione sicura che consente di approfittare della sua continua crescita in scenari positivi e di limitare le perdite (all’1%) in quelli più negativi.

Non investire in criptovalute significa “scommettere” contro il settore

Scegliendo di non investire in asset digitali, gli investitori stanno di fatto scommettendo attivamente contro l’asset class. Per agire in tal senso, dovrebbero avere una tesi d’investimento forte e chiara a sostegno della sottoponderazione.

Un investimento short è un investimento asimmetrico in cui l’asimmetria gioca a sfavore dell’investitore. Il rialzo è limitato, poiché l’asset può perdere solo il 100%, mentre il ribasso è illimitato. Pertanto, per un gestore di portafogli il rischio associato alla sottoponderazione di un asset è molto più elevato rispetto alla sovraponderazione, poiché in una posizione long l’asimmetria gioca a favore dell’investitore. Per questo motivo, gli investitori tendono a ritenere che, per scegliere di sottoponderare, la convinzione e gli argomenti a favore di tale scelta debbano essere più forti di quelli alla base di una sovraponderazione. Nel caso di asset altamente volatili, come le criptovalute, considerare questo aspetto è ancora più importante. Il Bitcoin è stato l’asset class migliore in nove degli ultimi 12 anni. Inoltre, in sei di questi nove anni, i rendimenti sono stati superiori al 100%. Quindi, l’asimmetria sarebbe stata davvero positiva per un investitore che avesse scelto una sovraponderazione e davvero negativa per un investitore che avesse preferito una sottoponderazione. Inoltre, tali enormi rendimenti non sono un ricordo del passato. Proprio l’anno scorso il Bitcoin ha reso il 157%.

Conclusioni

Se ci si limita a esaminare le caratteristiche delle criptovalute, è chiaro che possono apportare valore a un portafoglio multi-asset. Grazie al loro potenziale di crescita, alle credenziali di diversificazione e alla facilità del relativo investimento attraverso veicoli regolamentati, per gli investitori diventa sempre più difficile ignorarle. Con un investimento dell’1%, si assume una posizione neutrale sullo spazio, pronta a cogliere i potenziali rialzi e a gestire il rischio limitando quello di ribasso a un solo punto percentuale.

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