Italia: ecco perchè nulla sarà più come prima dopo la crisi

L’Italia con questa crisi rischia più di altri

Mentre si va profilando l’ipotesi di una estensione del “lockdown” di scuole e attività non indispensabili, più concreta dopo l’intervista con cui il premier Giuseppe Conte ha ribadito che non si potrà tornare alla normalità prima di aver superato il picco pandemico e che anche dopo non si potrà comunque tornare subito alla situazione ex ante, economisti e forze politiche iniziano a pensare al “dopo”. Una serie di motivi amplificano i rischi che l’economia italiana possa uscire dalla crisi se non peggio di certo non meglio di come c’era entrata, come in particolare: trend demografici, bassa crescita strutturale, peso delle microimprese e del turismo (al momento totalmente bloccato e che difficilmente si riprenderà nei mesi a venire), banche ancora deboli ed elevato debito pubblico.

Ue verso via libera a Eurobond pandemici

Logica vorrebbe che si iniziasse a ragionare di come, se possibile, andare a incidere positivamente su tali elementi, tenendo presente che non è certo ipotizzabile una stretta fiscale a breve nel tentativo di rispettare parametri che ormai in tutto il mondo stanno saltando, sotto la pressione della pandemia. A livello Ue si fa strada l’ipotesi, finora proposta inutilmente per l’opposizione granitica della Germania e dei paesi del Nord Europa, di emettere Eurobond, ossia debito garantito da tutti gli stati europei, e quindi in grado di essere percepito come di altissima qualità dai mercati, vincolati a interventi contro la pandemia e per la ripresa delle attività produttive.

In arrivo maxi travaso di debito da privato a pubblico

Più in generale anche in Gran Bretagna (dove la Bank of England ha appena limato ancora i tassi a 0,1% da 0,25%, riaprendo per 445 miliardi di sterline il quantitative easing sui titoli di stato inglesi), negli Stati Uniti (dove Donald Trump si appresta a mettere nelle tasche degli americani 1.000 dollari questo mese e forse altrettanti il prossimo) e in Asia si va verso un grande travaso dal debito privato al debito pubblico, reso inevitabile da una crisi che appare ormai destinata ad avere una magnetudo nettamente superiore a quella, già elevata, della crisi 2008-2009.

Il “dopo cigno nero” è tutto da scrivere

Quando la crisi apparirà superata i debiti pubblici nazionali torneranno ad essere visibili e separati, nel frattempo l’allungarsi dell’elenco di chiusure di fabbriche e riconversioni “selettive” per produrre quanto serve testimoniano che ci troviamo de facto in uno stato di guerra. Dopo ciascuno dovrà imparare a eliminare il superfluo (del debito pubblico ma anche privato), riducendo al minimo “l’azzardo morale” e imparando a utilizzare al meglio quanto ci offre la tecnologia per prevenire nuove pandemie e nuove crisi in generale. Sopravvivendo anche ai profeti di sventura che come in ogni “cigno nero” abbondano al momento almeno quanto abbonderanno ex post gli esperti che “avevano previsto” la crisi, senza peraltro essere riusciti ad avvisare per tempo nessuno.

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