Inflazione Usa in rimonta

A cura di Eric Winograd, senior Us economist di AllianceBernstein
L’inflazione Usa si è rivelata più solida del previsto in gennaio. Il dato core, più rilevante ai fini della politica monetaria quindi più interessante per il mercato, è salito dello 0,3% mese su mese e dello 0,8% tendenziale, ovvero lo 0,1% in più delle attese. Viste le preoccupazioni già esistenti, il dato di ieri certo non aiuta a migliorare il sentiment, soprattutto in vista dell’aumento dello stimolo fiscale.
La lettura di gennaio, infatti, rinforza le nostre aspettative di un aumento dei tassi statunitensi nel 2018 lungo l’intera struttura di scadenza, nonché le nostre previsioni di vedere quattro rialzi del costo del denaro da parte del Fomc. Rimaniamo convinti, infatti, che l’inflazione stia riguadagnando terreno e certamente i dati supportano la nostra visione.
L’aumento dei prezzi è la conseguenza naturale di un’economia che sta viaggiando alla sua piena capacità. La solidità della crescita e la bassa disoccupazione di fatto dovrebbero continuare ad alimentare la pressione sull’indice dei prezzi nei prossimi mesi, anche se il rialzo effettivo di quest’ultimo dovrebbe rivelarsi più graduale del balzo riportato a gennaio, attribuibile in larga parte al settore dell’abbigliamento (Figura 1).
Attualmente il dato core (ICP core) è all’1,85%, mentre l’inflazione di fondo, al netto di energia ed alimentari freschi (PCE core), è lievemente più bassa. Ad oggi, quindi, non c’è motivo che forzi la Fed ad assumere un atteggiamento più aggressivo. In un orizzonte di breve-medio termine, tuttavia, l’inflazione sembra avviata a superare il 2%, come indicano i tassi annualizzati a 3 e 6 mesi (Figura 2). E’ sempre pericoloso dare troppa rilevanza a dati di breve periodo, ma in questo caso ritengo si tratti di un segnale che riflette la maggiore pressione alla quale sono sottoposti i prezzi, spinta consistente all’aumento dei salari riportato proprio nell’employment report di gennaio.
A nostro parere, infine, la disuguaglianza esistente tra il dato PCE core e ICP core non scomparirà. A differenza del primo, infatti, il secondo dà maggiore peso alle dinamiche del mercato immobiliare che stanno generando un’inflazione superiore al tasso aggregato. Nello specifico, dopo la decelerazione dello scorso anno, i fitti figurativi (OER – Owner Equivalent Rent) si è prima stabilizzato, per poi tornare a salire (Figura 3). Questo elemento è stabile all’interno del paniere e quindi il suo contributo continuerà a spingere al rialzo il dato nel suo complesso.

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