La febbre dei tassi

Giuseppe G. Santorsola

…può ricordare in Italia una situazione simile. In un momento ciclico difficile valori bassi del costo del denaro, anche in termini reali rispetto al livello dell’inflazione, confortano in una immediata e non approfondita meditazione. Non è sempre tutto vero. I tassi di interesse sono una variabile la cui distribuzione non è come la maggior parte dei fenomeni, attorno allo zero, quanto a valori più elevati. A destra e a sinistra del valore medio e mediano si rilevano condizioni positive in termini aritmetici, ma non ottimali nei loro riscontri economici. Possiamo paragonarli alla temperatura del corpo umano. I valori minori non sono quindi i migliori. Ciò dipende dal fatto che i tassi rispondono ad un incontro fra domanda e offerta. Se sono troppo bassi, i risparmiatori e in genere gli offerenti dei fondi sono insoddisfatti, nel caso contrario i debitori si trovano in difficoltà. Altrettanto una temperatura corporea troppo bassa provoca stati di debolezza che disincentivano il nostro attivismo, mentre livelli molto alti sovreccitano il nostro stato generando la perdita del controllo. Una temperatura intorno ai 36,5 gradi circa è generalmente considerata ideale come stato dell’uomo. Altri esseri viventi trovano la condizione ideale su livelli differenti, per noi incompatibili. Possiamo legittimamente domandarci se esiste un livello dei tassi di interesse commisurabile ai 36,5° del corpo umano. Statistiche a 100 anni evidenziano – al netto di contesti inflazionistici particolarmente rilevanti – una media intorno a 3,5-4%. I livelli attuali sono nettamente inferiori e denotano infatti condizioni recessive, di debolezza, di scarsa incentivazione allo sviluppo, di bassa “pressione” complessiva del sistema. Ricordiamo certamente come 30 anni fa i tassi ruotassero attorno al 20% correlandosi a situazioni ingovernabili, criticità nel governo delle variabili finanziarie ed eccitazione inflazionistica distruttrice della ricchezza reale. Un corpo umano che resti troppo tempo con una temperatura bassa o alta può acquisire dei danni che necessitano quanto meno di tempi lunghi per il ritorno alla normalità. Altrettanto è per le economie. Più in particolare peraltro, alcune conseguenze dei bassi tassi ci allietano (quali debitori di mutui a tassi variabili o acquirenti di beni a prezzi ribassati ad esempio). Al contrario quali risparmiatori lamentiamo l’inconsistenza dei rendimenti e quali investitori non troviamo utilità nell’accettare il rischio del tempo e della rinuncia alla liquidità. L’equilibrio va quindi trovato un po’ più a destra nella curva delle ascisse; è ormai troppo tempo che i valori (soprattutto a breve termine) sono prima scesi per poi fermarsi su riscontri anche vicini allo 0. Le prime settimane dell’anno evidenziano una possibile inversione, ordinata, e quindi lenta, verso il rialzo.
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