Investimenti, onniscienti o totalmente folli?

L’investitore individuale è quell’essere perfettamente razionale e onnisciente postulato dalla teoria finanziaria classica? Oppure la sua psicologia ne influenza le scelte di investimento?

Sicuramente a volte la percezione che si ha del mercato è quella di una forza “mistica” capace di inviare segnali sul futuro, anche se spesso si fatica ad interpretarli. Altre volte, i mercati sembrano seguire una traiettoria primitiva e
casuale, soggetta all’emotività e alla frenesia degli investitori.

Queste due diverse rappresentazioni del mercato oggi convivono. Il rally del mercato obbligazionario e le
curve invertite dei rendimenti sono considerati avvertimenti di un’inevitabile recessione, mentre le azioni e
gli altri asset rischiosi sono visti come il riflesso di scommesse irresponsabili.

Ma possono essere considerate ragionevoli queste due rappresentazioni del mercato?

M&G Investments propone un commento a cura del Team Multi-Asset che analizza le due diverse rappresentazioni del comportamento del mercato – onnisciente o folle – e la percezione che i soggetti attivi hanno del mercato stesso.

Il mercato obbligazionario è una delle aree a cui più spesso viene attribuito un certo carattere di chiaroveggenza nei segnali che dà. Gli analisti si basano sui movimenti del mercato obbligazionario e sulla curva dei rendimenti per prevedere i risultati economici. Implicitamente, questi indicatori di mercato vengono trattati come variabili esogene in quanto vengono percepite di per sé come nuove informazioni.

Si tratta di un modello interpretativo fallace. La realtà è che le curve di rendimento sono basate su
credenze comuni e sulle decisioni dei partecipanti al mercato. Il fatto che le curve siano invertite riflette le
aspettative basate su notizie già in nostro possesso; la loro inversione infatti non è di per sé una novità.
Come argomentava John Williams della Federal Reserve, esse non sono un “oracolo” predittivo di una
recessione.

I mercati obbligazionari e la curva dei rendimenti sono variabili endogene e devono essere trattate di
conseguenza. Quando il rendimento dei Treasury a lunga durata si trova al di sotto del livello dei tassi di
riferimento, si suppone che i mercati si aspettino un taglio dei tassi, solitamente sulla base del crescente
pessimismo.

La cosa non rende di per sé più probabile un rallentamento. Questa prospettiva ha due importanti implicazioni:

1) Le convinzioni attuali del mercato e la percezione del rischio potrebbero essere volubili ed errate!
I mercati dei titoli di Stato possono riflettere le aspettative sui tassi – tendenzialmente lo fanno – ma possono anche essere lo specchio dell’esperienza di chi li detiene.

Inoltre, anche se i prezzi di mercato tendono a riflettere più le aspettative per i fondamentali che influenze emotive, ciò non significa che queste convinzioni siano corrette.

2) Osservare indicatori come la curva dei rendimenti non fa guadagnare, a meno che non si sia disposti ad
avere una view diversa da quella del mercato. Se l’inversione della curva dei rendimenti fosse effettivamente il risultato della percezione dell’aumento del rischio di recessione (come sembrerebbe) allora potremmo preoccuparci dei segnali di pericolo che arrivano dal mercato obbligazionario; in realtà ciò indicherebbe solo che tutti gli altri investitori sono preoccupati allo stesso modo.

È molto improbabile che queste paure non si riflettano sui prezzi delle altre asset class. A meno che il nostro livello di preoccupazione sia maggiore o minore di quello del resto del mercato, non avremo un’opinione sufficientemente forte per investire in un determinato modo. Quindi i mercati non sono chiaroveggenti. Certo, qualcosa possono suggerircelo, ma è importante ricordare che siamo noi, in quanto mercato, a fissare i prezzi, non una qualche forza onnisciente.

Ma nemmeno si può dire che i mercati siano stupidi nonostante la nostra inclinazione a considerarli spesso
inattendibili. Se crediamo che il mercato sia onnisciente per alcuni versi, e irrazionale per altri, è probabile
che il nostro modo di pensare non sia immune da pregiudizio.

Quando i movimenti di mercato sembrano confusi o persino irrazionali, spesso è la nostra interpretazione
ad essere errata. Il processo decisionale in materia di investimenti si basa in ultima analisi sul non essere
d’accordo con il prezzo di mercato degli asset, ma è sempre importante capire qual è l’opportunità per noi.
Una valutazione che richiede la dovuta cautela.

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