Mercati: quest’anno meglio “stay” che “sell” in may. Ecco perchè

Da un punto di vista macro, i dati economici più deboli del previsto negli Stati Uniti sono compensati da sorprese positive in Europa e in Cina. I dati più recenti sull’inflazione, dal calo del prezzo del petrolio ai dati sui prezzi al consumo di aprile, hanno confermato i trend di disinflazione a livello globale. La stagflazione può rappresentare uno scenario di rischio, ma nel contesto attuale i tassi d’interesse hanno raggiunto il picco e la crescita rimane solida, il che rappresenta un mix favorevole per essere overweight sull’azionario e avere un posizionamento long in termini di duration.

In questo scenario, ecco di seguito la view in ottica di asset allocation di Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset di Candriam.

Stay in may 

Come previsto, nel mese di aprile c’è stato un consolidamento dopo le forti performance registrate nei due trimestri precedenti.

Storicamente, negli anni delle elezioni USA i titoli azionari toccano i minimi a maggio per poi registrare un rally fino ad agosto. Pertanto, la tattica giusta prima che il ciclo elettorale entri nel vivo in autunno potrebbe essere quella dello “stay in May”, ma anche a giugno, luglio e agosto. Per il futuro, torniamo a guardare con fiducia ai driver dei fondamentali.

Il ciclo di attività in Europa è giunto a una svolta

La nostra view più costruttiva sull’azionario europeo è stata supportata dai dati sul PIL: la crescita ha raggiunto lo 0,3% nel primo trimestre nell’Eurozona, mentre ci si aspettava una quasi-stagnazione. Questa ripresa dell’attività dovrebbe essere di supporto per le valutazioni azionarie della regione e contribuire a un ulteriore ampliamento delle performance.

Inoltre, la BCE ha confermato l’intenzione di voler avviare una politica più accomodante in occasione della prossima riunione del 6 giugno, essendo più dipendente dal miglioramento (cioè dal calo) dell’inflazione rispetto alla FED.

Nel dettaglio, l’Europa dovrebbe registrare una decelerazione dell’inflazione più rapida e sostenibile rispetto agli Stati Uniti. Salvo shock, ci aspettiamo che l’inflazione complessiva nell’Eurozona possa raggiungere il 2,0% verso la fine del 3° trimestre, prima di risalire leggermente e attestarsi per la maggior parte del 2025 appena al di sotto del target della BCE del 2,0%. L’inflazione core nella regione dovrebbe convergere gradualmente verso il 2,0% entro la prima metà del 2025. In sintesi, l’IPC headline e core al 2,5% a/a oggi e il calo al di sotto del 2% nel 2025 rappresentano una condizione sufficiente perché la BCE possa iniziare a tagliare a giugno.

Sullo stesso orizzonte di 18 mesi, prevediamo che l’IPC headline e core negli Stati Uniti si mantenga al di sopra del 3,0% quest’anno, prima di raggiungere il target della banca centrale nel primo semestre del 2025. È chiaro che queste dinamiche consentono alla BCE di tagliare i tassi di interesse prima della Fed.

I dati economici USA sorprendono al ribasso: una buona notizia

Sebbene la crescita negli Stati Uniti rimanga complessivamente solida, sarebbe ambizioso aspettarsi un’accelerazione da qui in poi. Nelle ultime settimane, diversi dati economici sono stati al di sotto delle aspettative.

Tuttavia, queste sorprese al ribasso rivelano buone notizie. Le aspettative di mercato più hawkish nei confronti della Fed dall’inizio di quest’anno sono ormai superate, il che corrisponde al picco dei rendimenti dei Treasury USA a 10 anni al 4,70% alla fine di aprile.

Acquistare obbligazioni sovrane e azioni nel contesto attuale

Le recenti riunioni delle banche centrali ci hanno rassicurato e riteniamo che gli imminenti tagli dei tassi della banca centrale in Europa costituiscano un ulteriore elemento di sostegno che dovrebbe limitare i rendimenti obbligazionari a lungo termine. Di conseguenza, continuiamo a mantenere una posizione long in termini di duration attraverso le obbligazioni sovrane europee e statunitensi.

Negli Stati Uniti, i rendimenti delle obbligazioni decennali sono scesi dal 5,0% di metà ottobre al 3,8% a fine 2023, per poi risalire al 4,7% in aprile. Si tratta di un punto di ingresso interessante e abbiamo quindi aumentato la nostra duration anche in questa regione.

Per quanto riguarda l’azionario, passiamo da una posizione di leggero sovrappeso a sovrappeso. Manteniamo un orientamento ciclico nella nostra allocazione aggiungendo un’esposizione alle azioni giapponesi ed europee e riducendo leggermente l’esposizione agli Stati Uniti.

Leggero sovrappeso sui mercati sviluppati ex-USA

Continuiamo ad aggiungere un po’ di beta e di ciclicità al portafoglio per beneficiare di un contesto maggiormente favorevole, ovvero inflazione più bassa delle attese e crescita più elevata del previsto. In Europa, in particolare, le sorprese economiche sono ora positive, con conseguente miglioramento del sentiment e dei flussi. Pertanto, per l’azionario dell’eurozona siamo passati da una view neutrale a leggermente positiva, aggiungendo al portafoglio le small cap e le banche.

 

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