Perché il rimbalzo della sterlina? I pericoli della teoria dei mercati efficienti

A cura di Stuart Canning, M&G Investments
Martedì il primo ministro britannico Theresa May ha tenuto un discorso a Lancaster House per delineare gli obiettivi potenziali dei negoziati sull’uscita del Paese dall’UE. Nel corso di questo intervento, ha presentato un piano Brexit che prevede una rottura con l’Unione Europea più netta, rispetto a molte altre opzioni possibili.
Ma allora perché la sterlina ha recuperato terreno contro il dollaro e l’euro?
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Il movimento contraddice le aspettative di molti. L’andamento delle quotazioni e l’esperienza passata indurrebbero a pensare che la sterlina non gradisca la prospettiva di una Brexit “dura”, pertanto numerosi commenti hanno evidenziato una certa perplessità riguardo al motivo per cui la valuta britannica ha ripreso quota, proprio mentre venivano presentate le prove finora più chiare di questa linea d’azione.
La “razionalizzazione a posteriori” è un elemento comune nei mercati finanziari e si riferisce all’atto di creare una spiegazione della causa di un evento, dopo che si è verificato. Nel caso dei movimenti valutari di martedì, sono state avanzate diverse ragioni.

  • Il fatto che i termini definitivi dell’accordo saranno sottoposti al voto del Parlamento potrebbe determinare una Brexit dopo tutto non così “dura”.
  • Il discorso era già largamente trapelato durante il fine settimana, quindi non ha colto di sorpresa i mercati: anzi, la versione finale è risultata più “morbida” di quella anticipata.
  • A causa di fattori tecnici e del posizionamento degli investitori, i segnali di resistenza nelle prime fasi della giornata hanno indotto gli operatori a chiudere le posizioni corte sulla sterlina, dalle quali avevano già ottenuto guadagni.

Potrebbero aver inciso una, nessuna o tutte queste forze, che in ogni modo mettono in luce un caso interessante di quella teoria dei “mercati efficienti” che pervade gran parte delle analisi finanziarie.
Chi ragiona in questi termini tende a credere che i mercati possano muoversi solo se emergono “informazioni nuove”, presumendo quindi l’esistenza di un motivo chiaro da additare come spiegazione di tali movimenti. Sono pochissimi gli articoli di stampa in cui leggerete che “la sterlina si è apprezzata martedì perché la quotazione era sbagliata in partenza”, oppure che “la sterlina si è apprezzata martedì senza alcun motivo apparente, perché i mercati sono notoriamente caotici nel breve periodo e i prezzi sono influenzati da tutta una serie di forze relativamente casuali”.
Il richiamo esercitato su di noi da queste spiegazioni è rilevante, perché sono in pochi ad accogliere la cosiddetta “ipotesi dei mercati efficienti”, vale a dire l’idea che i prezzi degli asset riflettono già tutte le informazioni note e solo qualche informazione nuova può farli muovere. Se l’accettassimo anche noi, non esisterebbe la gestione attiva.
Il motivo per cui alcuni pensano di poter ottenere guadagni attraverso la gestione attiva è che credono nelle inefficienze, ossia situazioni di prezzi non corrispondenti al valore reale degli asset che dovrebbero normalizzarsi nel tempo o fornire remunerazioni attraenti in rapporto al rischio effettivo.
Nel nostro team multi-asset, riteniamo che queste inefficienze siano imputabili a diverse fonti: gli investitori potrebbero essere eccessivamente preoccupati per il breve termine, diventare eccessivamente fiduciosi nel futuro e concentrarsi troppo su un singolo aspetto, ignorando la complessità del mondo reale. In più, di fronte a cambiamenti strutturali spiazzanti nel sistema economico, è molto probabile che gli investitori mostrino comportamenti gregari e reazioni eccessive (anche dette “overshoot”).
Possibile che queste forze fossero già in azione sulla sterlina prima del discorso di martedì? Di certo abbiamo visto movimenti valutari molto rapidi nel breve termine e una profonda incertezza sulla forma che assumeranno in futuro il regime della sterlina e l’economia britannica.
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A questo si può aggiungere che, per la natura stessa del prezzo, gli investitori sarebbero in grave difficoltà ad adottare la visione opposta: molti si stanno focalizzando sulla Brexit come unico fattore all’origine dei movimenti della sterlina, ignorando sia le influenze su altre valute, sia le altre forze in grado di influenzare l’economia del Regno Unito.
Nel complesso, non sembra quindi irragionevole ipotizzare che la sterlina si sia apprezzata solo per via dell’inefficienza di prezzo esistente. Attribuire troppi significati a ogni minimo movimento di mercato è rischioso, in quanto crea confusione e può distrarre gli investitori dagli aspetti realmente rilevanti.

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