Consulenti e fisco, la rimodulazione delle aliquote Irpef

Aliquote Irpef, quoziente familiare, contenziosi più snelli, rafforzamento della compliance, agevolazioni per le imprese Tutte le proposte di Anasf per attuare una riforma tributaria. Il 22 marzo scorso il presidente di Anasf, Luigi Conte, ha partecipato a un’audizione presso le Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato per illustrare le posizioni della sua associazione sulla riforma fiscale. Su Bluerating.com uno speciale in puntate dedicato alle proposte dell’associazione. Quarto appuntamento dedicato alla proposta di rimodulazione delle aliquote Irpef

Qui di seguito le altre puntate del dossier

Consulenti e fisco, la riforma dell’Irpef
Consulenti e fisco, è l’ora della svolta
Consulenti e fisco, tra giovani e iniziative imprenditoriali

L’attuale regime Irpef prevede una progressività con aliquote distinte secondo i cinque differenti scaglioni di reddito

Va detto che all’interno del primo scaglione, in forza delle detrazioni previste dall’art. 13 Tuir, abbiamo una “no tax area” che varia in base al tipo di reddito conseguito dal contribuente. Infatti per i lavoratori dipendenti e pensionati è prevista una no tax area fino ad euro 8.000,00 mentre per i lavoratori autonomi vi è una no tax area fino a euro 4.800,00. Come detto in precedenza la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani si concentrano nei primi tre scaglioni (ricordiamo che circa il 44% dei contribuenti rientra nel primo scaglione e il 50% nel secondo e terzo). Già da un semplice esame della tabella sopra riportata risulta evidente come tra il secondo ed il terzo scaglione vi sia un grande salto di aliquota che passa dal 27% al 38% con un incremento di ben 11 punti percentuali. A ciò va aggiunto, come ulteriore elemento che amplifica le differenze, che operando le deduzioni e detrazioni in maniera decrescente fino ad esaurirsi del tutto, l’aliquota marginale effettiva (cioè non quella nominale prevista, ma quella dello specifico contribuente) sia molto più elevata. Ne discende che i contribuenti che rientrano nel terzo scaglione, la c.d. classe media, e che rappresentano il 16% dei contribuenti totali contribuiscono per il 33% al gettito fiscale totale. Una così rilevante differenza e un così brusco passaggio agiscono da disincentivo ad aumentare la produttività ed il reddito, al tempo stesso, rischia di incentivare l’evasione fiscale. Infatti, con gli attuali scaglioni ed aliquote, scarso è l’interesse di imprenditori e professionisti di incrementare i propri ricavi oltre gli euro 28.000, passando dall’aliquota del 27% a quella del 38% e vedendo progressivamente ridursi anche le deduzioni e detrazioni; ciò anche attraverso meccanismi, purtroppo noti, di occultamento della materia imponibile (fattispecie impossibile per il cf in quanto percettore unicamente di reddito certificato dalla mandante). Al di là di questo caso è tutto il meccanismo degli scaglioni a dover essere ripensato e riformulato. Partendo e rispettando il principio costituzionale di progressività occorrerebbe superare gli attuali scaglioni per introdurre un meccanismo più equo e dolce nella sua progressione. Diversi i modelli utilizzabili: dall’aliquota calcolata per via algoritmica (in base al quale l’aliquota di ciascun contribuente è determinata da un algoritmo che tiene conto di tutte le sue specificità) ad un sistema che si ispira a quello in essere, ma con una moltiplicazione degli scaglioni, in modo da rendere quasi aderenti le differenti fasce di reddito e far sì che l’aliquota nominale cresca piano piano insieme al reddito, evitando salti improvvisi.

L’obiettivo è quello di evitare salti di aliquota, garantire crescita ed efficienza fiscale, facendo sì che il conseguimento di incrementi reddituali non sarebbe più visto con timore, o evitato scientemente, nell’ottica di un aggravio eccessivo di imposta. Anche la lotta all’evasione fiscale ne trarrebbe beneficio in quanto, un sistema con scaglioni ravvicinatisSimi o addIrittura con progressione lineare, renderebbe inutile ed anzi dannoso l’occultamento dei redditi incrementali. Inoltre, sempre con riferimento al capitolo delle basi imponibili e delle aliquote, Anasf ritiene importante intervenire sulle deduzioni e detrazioni d’imposta (c.d. tax expenditures). Al momento, per via di una introduzione stratificata negli anni, sono decine, forse centinaia, le deduzioni e le detrazioni Irpef che pesano circa 39 miliardi di euro pari a quasi il 20% del gettito complessivo Irpef. Molte delle tax expenditures sono state introdotte in concomitanza con le cd. Leggi Finanziarie e, in alcuni casi, per soddisfare richieste specifiche e senza una visione d’insieme. Tante altre deduzioni (o detrazioni) sono state pensate come misure a tempo determinato, ma poi sono state costantemente prorogate sino a potersi considerare di sistema (l’esempio più conosciuto è quello delle ristrutturazioni edilizie). Pur confermando la validità dello strumento (che consente di guardare al singolo contribuente e alla tipologia di spesa sostenuta, evitando una catalogazione solo in funzione della fascia di reddito) occorre, tuttavia, un importante intervento di razionalizzazione che (i) si concentri sui capitoli ritenuti meritevoli di tutela (per esempio le spese sanitarie), (ii) semplifichi le altre, riversando però sui contribuenti il maggior gettito derivante dall’eliminazione di alcune misure (magari con una deduzione/detrazione forfetaria e generalizzata), (iii) garantisca certezza e stabilità nel tempo delle misure, soprattutto quando le stesse sono pensate in funzione di stimolo dell’economia e dei consumi.

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