Donne e inclusione finanziaria, ecco a che punto siamo

Il settore dei prestiti al consumo finalizzati e personali, a cui sempre più italiani fanno ricorso, rappresenta uno dei principali indicatori non solo delle tendenze di consumo, ma anche della propensione all’utilizzo dei diversi strumenti finanziari disponibili. Da questo punto di vista, una rilevazione dell’accesso a tali prodotti e servizi da parte della popolazione maschile e femminile può costituire una significativa misura del gender gap in ambito finanziario.  

Secondo uno studio condotto dall’Università degli Studi di Milano Bicocca su dati relativi ai prestiti al consumo finalizzati e personali erogati da Deutsche Bank in Italia, nel primo semestre 2023 solo il 38,60% dei prodotti è stato sottoscritto da donne, contro il 61,4% degli uomini. Una forbice ancora più ampia di quanto registrato nel primo semestre 2018 (58,7% vs 41,3%), in contraddizione con l’auspicio di una maggiore progressiva inclusione finanziaria della popolazione femminile.

Lo studio si è basato su dati rilevati nel periodo 2018-2023, prendendo anche in esame le indicazioni emerse da interviste semi-strutturate a un gruppo di 12 esperti e ricercatori del settore finanziario e della diversity.

“Quello che evidenziano i dati descrive due distinzioni importanti tra uomini e donne. La prima, è che gli uomini sono più interessati ai prestiti al consumo per l’acquisto di beni durevoli come l’automobile, la moto, l’impianto fotovoltaico per la casa o simili. Le donne, più a servizi per la persona come i corsi di inglese, i master, o anche una vacanza. La seconda, è che nonostante il miglior credit score femminile, le donne spesso sono penalizzate nell’accesso al credito per via delle loro posizioni meno garantite sul mercato del lavoro” , dice Emanuela Rinaldi, professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e direttrice della ricerca.

Questo si è visto anche a seguito della pandemia da Covid-19 che ha portato nel primo semestre del 2021, appena finito il lockdown più rigido, al picco massimo della forbice tra i generi (24,2%), accentuando una situazione di rischio di esclusione dal credito per le donne che, specialmente nel sud Italia, erano già in difficoltà.

“Le donne in Italia oggi hanno gli stessi diritti degli uomini, in teoria, nell’utilizzo della carta di credito, dei prestiti al consumo, dei prestiti per avviare un’impresa, così come nell’accesso alle molteplici posizioni del mercato del lavoro. Eppure, i dati sull’inclusione femminile dal punto di vista finanziario e lavorativo evidenziano ancora numerose disuguaglianze di genere, che penalizzano le donne” commenta Barbara Quacquarelli, professoressa associata di Organizzazione Aziendale. “Le donne in Italia, pur avendo un alto livello di formazione, lavorano meno e guadagnano meno degli uomini, anche a parità di ruoli. Questo alimenta di fatto una debolezza nell’impatto sui processi decisionali a tutti i livelli della società, dalla famiglia all’azienda”. 

 

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