Il referendum di Renzi secondo Goldman: con il sì bene i bond, con il no giù le azioni

GOLDMAN SACHS FA SCENARI POST-REFERENDUM – Cosa può accadere in caso di vittoria del “sì” o del “no” al referendum costituzionale italiano? Se lo sono chiesti gli analisti di Goldman Sachs, che in una nota come nel primo caso si rafforzerebbe la sensazione che “l’Italia sta cambiando” e sta finalmente cercando di porre fine alla sua storia di scarsa governabilità e di un processo legislativo a passo di lumaca. Quello che non sembra essere chiaro è che col nuovo sistema elettorale a guadagnare una solida maggioranza alle prossime elezioni potrebbe essere il M5S. Per questo, ragionano gli esperti, è peraltro probabile che Matteo Renzi avrebbe tutto l’interesse di capitalizzare l’eventuale riforma accelerando sul piano della “agenda per la crescita” che avverrebbe verosimilmente attraverso un minor rigore di bilancio e una nuova crescita del deficit pubblico, che però difficilmente altri partner europei contesterebbero considerando il ciclo politico in atto in Spagna, Francia e Germania.

IL  SI’ PUO’ RIDURRE GLI SPREAD SUI TITOLI DI STATO – Se vincesse il “no” e Renzi si dimettesse volontariamente o a seguito di un eccessivo indebolimento dell’azione del suo governo, il presidente Mattarella potrebbe favorire la nascita di un governo “delle larghe intese”, mentre le probabilità di elezioni anticipate rispetto alla naturale scadenza di metà 2018 sembrano modeste. Se tuttavia si andasse a elezioni già nel 2017, l’esito sarebbe incerto con M5S e PD destinati probabilmente ad un testa a testa. Tirando le somme, una vittoria del “sì” potrebbe ridurre il rischio sovrano italiano con una riduzione dello spread dei titoli di stato italiani in particolare nei confronti di quelli spagnoli. Al contrario un “no” finirebbe col deprimere ulteriormente il sentiment di mercato contribuendo a un allargamento degli spread.

BANCHE VOLATILI NEL CASO DI VITTORIA DEL NO – Con la Banca d’Italia molto attiva, per conto della Bce, sul mercato secondario e il programma di quantitative easing della stessa Bce che probabilmente verrà esteso oltre l’attuale scadenza del marzo 2017, gli spazi di un ribasso delle quotazioni appaiono peraltro limitati. Qualche turbolenza maggiore si potrebbe vedere sui titoli azionari delle banche italiane, a partire da Mps, complice le perduranti incertezze in merito alla risoluzione del problema dei crediti deteriorati (Npl) nel momento in cui gli sforzi per sostenere la crescita dovessero venir meno per difficoltà politiche, forzando la mano a un’eventuale intervento pubblico nel caso in cui il mercato non fosse in grado di trovare autonomamente una soluzione al problema degli Npl italiani.

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