Mercati emergenti: Turchia, Messico, Brasile e Russia sono a rischio

Mercati emergenti, ricreazione finita

Col ritorno al lavoro dei trader dopo la pausa delle ferie estive, tornano a crescere le tensioni sulla lira turca e su alcuni mercati emergenti. Come sottolinea in una nota Ernest Yeung, gestore del fondo T. Rowe Price Emerging Markets Value Equity, l’immediato futuro “sarà impegnativo per gli investitori, sia azionari che obbligazionari, delle economie emergenti”.

Quattro mercati a rischio per T. Rowe Price

Molti di questi paesi, nota l’esperto di T. Rowe Price, risultano non solo soggetti a una maggiore volatilità globale causata da timori legati all’imminente transizione dall’allentamento all’inasprimento quantitativo, bensì anche vulnerabili ai rischi specifici locali a causa di fattori politici ed economici specifici, come gli appuntamenti elettorali che in alcuni paesi quest’anno hanno inciso e incideranno sulla volatilità regionale. Quattro in particolare i mercati a rischio.

Turchia il mercato più a rischio al momento

La Turchia viene attualmente considerata come molto rischiosa: il presidente Recep Tayyip Erdogan, confermato in occasione delle elezioni presidenziali di giugno, pare infatti determinato nel perseguire politiche di crescita non ortodosse che a lungo termine incideranno negativamente sull’economia.

Risultato: negli ultimi mesi le azioni turche sono già calate ai livelli più bassi degli ultimi nove anni, mentre il rendimento dei titoli di stato decennali di riferimento ha raggiunto i massimi storici e la valuta si è deprezzata sensibilmente.

Anche in Messico investitori prudenti

Analogamente, la vittoria di Andres Manuel Lopez Obrador in occasione delle elezioni messicane di luglio alimenta in alcuni investitori preoccupazioni circa gli effetti delle sue politiche economiche di sinistra sul comparto aziendale del paese.

Ad esse si aggiungono i timori attuali sull’andamento delle trattative con gli Stati Uniti e il Canada per rivedere l’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta). Lopez Obrador ha sottolineato che non vi saranno shock dal lato della spesa né intromissioni nell’indipendenza della Banca del Messico, ma molti investitori restano vigili.

Elezioni a ottobre condizionano il Brasile

In ottobre si terranno elezioni in Brasile, paese verso il quale gli investitori nutrono timori che riteniamo esagerati. È chiaro che chiunque venga eletto alla carica di presidente dovrà affrontare il deficit fiscale nazionale se intende mantenere la stabilità macroeconomica, approvando necessariamente un esauriente disegno di legge di riforma delle pensioni.

“Consideriamo tale riforma probabile indipendentemente dal risultato elettorale” spiega Yeung, che pertanto nutre “un maggiore ottimismo circa il debito brasiliano, attualmente scontato dai mercati”.

Russia: arriveranno nuove sanzioni?

Infine la Russia è un altro mercato che molti investitori valutano con cautela, soprattutto a causa di preoccupazioni legate agli effetti che ulteriori sanzioni degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali possono avere sui prezzi dei titoli.

“Ciononostante i fondamentali russi sono ragionevolmente solidi: le riserve risultano pari al debito pubblico, la bilancia commerciale è solida e, in qualità di produttore di materie prime, il paese beneficia dell’aumento delle quotazioni petrolifere”.

Quello che resta da vedere è se le tensioni tra Russia e l’Occidente continueranno, traducendosi in ulteriori sanzioni, o se finalmente prevarrà il pragmatismo, con la ripresa di relazioni più normali.

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