Incertezze politiche e fine QE pesano sui Btp Italia
Le lungaggini e incertezze legate alla nascita del governo Lega-M5S prima e le continue e contraddittorie dichiarazioni dei suoi ministri e vicepremier poi circa la futura manovra economica, a fronte di una sostanziale inazione sui principali dossier ereditati dal governo Gentiloni come Alitalia o Ilva, sommata anche a quella creata a seguito della tragedia del ponte Morandi e alle polemiche che ne sono seguite e all’approssimarsi della fine del QE della Bce sono già costate care ai risparmiatori italiani, anche quelli più prudenti che guardavano con fiducia a strumenti come i Btp Italia.
Da marzo quotazioni calate del 10% circa
Chi avesse investito mille euro nel Btp Italia scadenza ottobre 2024 lo scorso 2 marzo alla vigilia delle elezioni (quando il titolo chiuse a 101,06), ad esempio, si ritroverebbe oggi con 907 euro in portafoglio, con una perdita in conto capitale di oltre il 9%. Visto che tale bond offre una cedola reale dello 0,35%, che con l’inflazione attuale (0,29% a luglio) sfiora lo 0,65% nominale annuo e che al titolo restano poco più di 6 anni di vita, se le quotazioni non si risolleveranno non sarà possibile ai sottoscrittori cedere il titolo prima della scadenza, pena una perdita secca che neppure le cedola incassate potranno compensare.
Sottoscrittori costretti a tenere il titolo sino a scadenza
Al momento del rimborso (fissato a 100, ossia pari al controvalore sottoscritto) tale perdita, che resta “virtuale” per chi non ha necessità di vendere oggi il titolo, sarà rientrata salvo ipotesi di grave dissesto dei conti pubblici ad oggi non prevedibili. Tuttavia per chi ha sottoscritto il titolo mirando a difendere i propri risparmi dall’inflazione, la prospettiva di un aumento dei prezzi che dovrebbe mantenersi contenuto anche nei prossimi anni e il forte calo delle quotazioni che rende virtualmente impossibile un disinvestimento anticipato non può certamente fare piacere.