Mercati Emergenti: le prospettive a lungo termine restano positive

Nelle discussioni sulla probabilità di recessioni negli USA o nella zona euro spesso non si considera che ciò si riferisce alla media dell’intera economia (o delle intere economie). Tuttavia, se importanti sottosettori dell’economia hanno un andamento profondamente opposto, la media dice poco. In concreto, si potrebbe dire, per esempio, che ampie aree del settore produttivo si trovano di fatto in una sorta di recessione.

Di conseguenza, la maggior parte dei mercati delle materie prime è caratterizzata da un calo dei prezzi.

Anche alcuni settori sensibili ai tassi d’interesse tendono a indebolirsi, come il mercato immobiliare (e qui in particolare gli immobili commerciali). Ma in parallelo, in molte regioni si assiste a un boom dei servizi, sale la domanda di manodopera, generando, a sua volta, reddito e nuova domanda.

Le banche centrali sono in difficoltà

I forti stimoli fiscali degli ultimi anni stanno ancora avendo effetto e in parte superano (ancora) gli impulsi frenanti dei rialzi dei tassi d’interesse. Ciò è tanto più vero in quanto la produzione industriale negli USA rappresenta solo l’11% circa del valore aggiunto lordo. Nella zona euro il dato è leggermente più alto, ma anche qui solo il 17% circa. Le banche centrali possono rallentare la domanda nel settore dei servizi solo in misura limitata con i rialzi dei tassi d’interesse, ma allo stesso tempo non possono rimanere completamente passive, mentre l’inflazione rimane chiaramente sopra i loro livelli obiettivo nonostante i cali.

Atterraggio morbido oppure duro?

Allo stesso tempo, questa marcata divisione dell’economia non potrà durare per sempre. Da un lato, ciò offre la possibilità che il settore produttivo abbia già superato il peggio, quando il boom del settore dei servizi si sarà calmato. Questo sarebbe lo scenario di un “atterraggio morbido” della congiuntura, che i mercati stanno sempre più scontando nelle ultime settimane. Naturalmente, resta da vedere se in un tale contesto i tassi d’inflazione non torneranno a salire, non per ultimo a causa del nuovo aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.

D’altra parte, esiste però il rischio che le banche centrali inaspriscano troppo a lungo la politica monetaria e che tra alcuni trimestri il settore dei servizi segua quello manifatturiero nella recessione. Ciò sarebbe un “atterraggio duro”, ma che, tuttavia, difficilmente sopraggiungerà prima del 2024. Entrambi gli scenari sembrano al momento possibili.

Le prospettive a lungo termine rimangono positive

Per i paesi emergenti, per ora ciò significa probabilmente un continuo sviluppo eterogeneo con relativamente pochi impulsi positivi dalla Cina nel prossimo futuro. Allo stesso tempo è probabile che il sentiment degli investitori a livello globale e il sentiment di rischio continuino a rimanere positivi per il momento e ciò dovrebbe sostenere anche gli asset dei mercati emergenti.

Tuttavia, le tensioni geopolitiche rimangono un fattore di rischio, così come i già citati rischi per la congiuntura USA nel prossimo anno. A prescindere dalle prospettive relativamente poco chiare per i prossimi sei-diciotto mesi, continuiamo a ritenere positive le prospettive a lungo termine di molti mercati azionari emergenti. Ciò è dovuto sia alle valutazioni azionarie sia al loro potenziale di crescita superiore alla media.

A cura del Team Cee & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management

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