Investimenti: attenzione alledue velocità dell’economia Usa

“Allo stato attuale in cui si trova l’economia americana, ciò che si vede dipende da dove si guarda: mentre gli indicatori di fiducia delle imprese fanno pensare a un’imminente recessione, i consumatori sembrano più ottimisti”, a farlo notare è Eric Winograd, Senior vice president e US Economist di AllianceBernstein. Ma cosa ci dicono veramente questi segnali? Ecco di seguito la view di Winograd.

Tanto per cominciare, è una conferma del fatto che la ripresa economica dopo la pandemia COVID-19 è stata unica sotto ogni punto di vista. Durante questo periodo senza precedenti, infatti, i rapporti tradizionali tra le variabili economiche non sono state un indicatore affidabile. Non a caso, quindi, le previsioni basate su indicatori economici prospettano una recessione imminente, mentre chi si affida più a fattori legati al comportamento dei consumatori, incluso il sistema della Federal Reserve, prevede un “atterraggio morbido”.

La nostra proiezione si colloca a metà strada. Riteniamo che l’equilibrio tra domanda e offerta si trovi nel mercato del lavoro. E tale mercato, pur rimanendo solido rispetto a standard storici, ha iniziato a rallentare. A nostro avviso, questa tendenza è destinata a continuare e ciò suggerisce che nei prossimi mesi assisteremo a un rallentamento dell’economia in generale. La questione se l’economia cadrà in una recessione o meno è ancora aperta, ma, se ciò accadesse, è probabile che sarà comunque lieve.

È evidente che le imprese sono piuttosto scettiche sul futuro dell’economia. L’indicatore più affidabile del sentiment aziendale è rappresentato dall’indagine dell’Institute for Supply Management (ISM) sul settore manifatturiero. Sebbene l’indice non abbia ancora raggiunto i livelli di una recessione, il suo andamento suggerisce che la direzione è quella.

Anche le banche vedono un ambiente in peggioramento. Le condizioni di prestito si sono inasprite, come accade quando l’economia si avvicina a una fase più delicata. L’aspetto ancora più interessante, tuttavia, è il drastico calo della richiesta di prestiti da parte di imprese di tutte le dimensioni, che suggerisce in modo abbastanza evidente che tali imprese non intendono espandersi in un’economia, a loro avviso, in deterioramento.

I consumatori, invece, sembrano vivere in un’economia completamente diversa. Mentre la fiducia delle imprese vacilla, quella dei consumatori è aumentata negli ultimi mesi ed è ora al di sopra della sua media di lungo periodo.

Perché questo rimbalzo? A nostro avviso, ha molto a che fare con la disinflazione. Certo, l’inflazione rimane ben al di sopra dei livelli normali, che hanno prevalso nel lungo periodo. Ma l’inflazione headline, che include i costi energetici, è rallentata da un tasso di crescita superiore al 6% all’inizio dell’anno a circa il 3% attuale. Questo ha portato a un incremento dei redditi familiari e a un generale miglioramento della fiducia.

La domanda è: tutto ciò continuerà? Sì e no. Innanzitutto, prevediamo a un’ulteriore calo dell’inflazione, e ci aspettiamo che la Fed raggiungerà il suo target del 2% nel 2024. Ma teniamo presente che l’inflazione è scesa di oltre il 3% negli ultimi sei mesi e che difficilmente un ulteriore calo dell’1% nei prossimi 18 mesi avrà lo stesso impatto positivo per i consumatori.

E poi c’è il mercato del lavoro. Anche in questo caso ci aspettiamo un rallentamento. La crescita dei salari è già scesa di circa 1,5 punti percentuali quest’anno – circa la metà del rallentamento dell’inflazione – e pensiamo che possa diminuire ulteriormente. Con la riduzione dell’inflazione, le imprese si sentiranno meno costrette ad aumentare i salari.

Oltre al rallentamento della crescita salariale, abbiamo iniziato a vedere segnali più generalizzati di raffreddamento del mercato del lavoro. Il numero di posti di lavoro aperti ha iniziato a diminuire e il tasso di assunzione è sceso nel corso dell’anno.

Per essere chiari, è un mercato ancora forte. Sebbene vi siano segnali di un certo allentamento, la strada da percorrere è ancora lunga. Quindi, anche se ci aspettiamo che il processo continui, non ci aspettiamo che il sentiment dei consumatori scenda agli stessi livelli in cui è sceso il sentiment delle imprese.

Piuttosto, prevediamo che le due prospettive convergano a metà strada. Le imprese troveranno supporto dalla spesa dei consumatori nei prossimi mesi, il che dovrebbe migliorare la loro visione dell’economia. D’altra parte, è probabile che le famiglie percepiscano un certo indebolimento della loro situazione a causa del raffreddamento del mercato del lavoro. Questa combinazione ci suggerisce che, piuttosto che concentrarsi troppo sull’uno o sull’altro, il modo migliore di vedere il percorso futuro è quello di dividere la differenza: le cose non sono così cattive come le imprese le percepiscono, né così rosee come le famiglie sembrano pensare.

Per quanto riguarda le nostre previsioni, tutto questo si traduce in una crescita del PIL positiva, ma inferiore al trend, per i prossimi 18 mesi.

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