Elezioni Usa: niente timori per gli investitori di lungo termine

“L’esito delle elezioni presidenziali di quest’anno negli Stati Uniti potrebbe avere conseguenze di ampia portata in molti ambiti. Tuttavia, riteniamo che l’impatto sui mercati finanziari sarà limitato per gli investitori a lungo termine: su un periodo esteso di tempo, entrano infatti in gioco altre forze”. Ad affermarlo è Jan Viebig, Global Co-CIO di Oddo Bhf AM, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

Negli ultimi mesi, gli investitori si sono concentrati principalmente sui “Magnifici Sette”, che comprendono i big del tech come Meta, Amazon, Google, Microsoft e Apple, insieme al produttore di auto elettriche Tesla e al produttore di semiconduttori Nvidia. Queste aziende hanno dominato il mercato azionario statunitense nel corso dell’ultimo anno e oggi hanno valutazioni elevate – tanto che, secondo noi, alcuni dei “Magnifici Sette” sono addirittura sopravvalutati. Queste aziende hanno un impressionante rapporto prezzo/utili (P/E ratio) aggregato di 35,6, mentre le valutazioni delle altre 493 azioni nell’S&P 500 sono vicine alle medie di lungo termine, con l’S&P 500 che attualmente scambia a un P/E ratio di 23,8.

Chi investe in azioni dovrebbe avere un orizzonte di investimento a lungo termine. Analizzando i dati dell’indice S&P 500 tra il 28/09/1945 e il 31/01/2024 emerge che con un orizzonte di investimento di un anno, la probabilità di subire una perdita sul mercato azionario statunitense erano del 27%. Tale rischio scendeva al 16% per un periodo di investimento di cinque anni, e al 7% per un periodo di investimento di dieci anni.

Sebbene le performance passate non siano indicative dei risultati futuri, esse sottolineano una chiara tendenza: più lunga è la durata dell’investimento, minore è il rischio di perdita con le azioni statunitensi.

Il peggior periodo di un anno sul mercato azionario statunitense si è verificato durante la crisi finanziaria, tra il 28 febbraio 2008 e il 28 febbraio 2009, durante il quale si è registrato un calo del 44,8%. Il miglior periodo di un anno si è verificato durante la crisi di Covid, dal 31 marzo 2020 al 31 marzo 2021, con una crescita del 53,7%.

Queste cifre sono calcolate su base nominale, prima della correzione per l’inflazione. Tuttavia, l’inflazione può ridurre significativamente il potere d’acquisto di un asset, soprattutto in un arco di tempo molto lungo. È intrinsecamente rischioso trarre conclusioni sul futuro da ampie tendenze storiche. Tuttavia, questo approccio rimane una pratica standard tra gli statistici.

Dal 1900 al 2022, le azioni USA sono cresciute in media del 6,4% (media geometrica) o dell’8,3% (media aritmetica) in termini reali, cioè dopo la correzione per l’inflazione. I ricercatori Dimson/Marsh/Staunton (2023) hanno concluso che il mercato azionario statunitense è stato quello di maggior successo tra 21 Paesi in questo ampio arco temporale, in termini reali.

Inoltre, la volatilità delle azioni statunitensi durante questo periodo di 123 anni è stata inferiore a quella delle azioni tedesche e francesi: con il 19,9% annuo, la deviazione standard dei rendimenti reali delle azioni americane è stata inferiore alla deviazione standard media delle azioni tedesche, pari al 31,1% annuo, e delle azioni francesi, pari al 22,8% annuo.

Il timing diventa meno rilevante con l’aumentare del periodo di investimento: la necessità di acquistare le azioni al loro minimo e di venderle al loro massimo diventa meno critica. In genere, nessuna delle due cose è possibile in ogni caso, e quando accade, è spesso una questione di fortuna. In definitiva, l’errore più grande è credere di poter prevedere la performance di un’azione in un periodo di tre settimane o addirittura tre mesi.

Ci sono diverse ragioni che spiegano la performance positiva a lungo termine delle azioni statunitensi.

La cultura della crescita e dell’innovazione, nonché l’elevato livello di trasparenza e di accessibilità dei mercati azionari statunitensi, rendono interessante l’investimento in azioni USA. L’economia americana è anche una delle più innovative al mondo, il che è particolarmente evidente quando si guarda al settore tecnologico. Questa capacità si estende oltre la tecnologia a molti altri settori, come quello sanitario, dove la digitalizzazione e il MedTech svolgono un ruolo sempre più importante. La tecnologia, compresa l’intelligenza artificiale, sta trasformando interi settori, dall’istruzione ai trasporti e alla vendita al dettaglio, tra gli altri.

Inoltre, gli Stati Uniti sono un enorme mercato nazionale, dove le aziende che hanno successo raggiungono un grande volume di vendite e sono ben posizionate per avere successo a livello globale. Questi fattori rendono convincente l’investimento a lungo termine in azioni americane, in particolare in “grandi azioni”: aziende con elevati rendimenti sul capitale, chiari vantaggi competitivi, crescita strutturale, valutazione equa e buona governance.

Le capacità innovative e di crescita dell’economia americana si traducono anche in un’elevata redditività. Dal 1999, secondo i dati dell’indice MSCI, il rendimento delle azioni americane ha battuto quello delle azioni europee di oltre 3 punti percentuali all’anno, con una media di quasi il 14%. Recentemente, il vantaggio è salito a 5 punti percentuali. Questo è un motivo fondamentale per cui i mercati azionari statunitensi stanno sovraperformando le loro controparti europee.

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