Chi avrebbe di più da perdere da una guerra tra Usa e Cina

“Se scoppiasse una guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti, l’impatto sarebbe negativo per entrambi i Paesi. Alla fine nessuna delle due parti vincerebbe e danneggerebbe altre nazioni senza benefici per Stati Uniti e Cina”.

È questo il commento del principale organo di informazione del governo di Pechino, People’s Daily, ai timori di una possibile svolta protezionistica in chiave anti-cinese della nuova amministrazione Trump, riportato da Zero Hedge.

“Trattandosi delle due maggiori economie del mondo, mantenere rapporti commerciali positivi è vantaggioso sia per la Cina che per gli Stati Uniti e anche per l’economia globale”, ha spiegato Zhang Jianping, responsabile del Centro di ricerca per la cooperazione regionale del Ministero del Commercio.

Trump ha promesso di utilizzare “ogni strumento presidenziale lecito per risolvere le controversie commerciali con la Cina”.

Come sottolinea Bloomberg, benché non si chiaro che forma potrebbe assumere una possibile guerra commerciale avviata dal nuovo presidente degli Usa, è evidente che la Cina risponderebbe senz’altro con qualche forma di ritorsione all’aumento delle misure protezionistiche.

Il boicottaggio di prodotti americani in Cina potrebbe colpire marchi come Nike, General Motors, Ford Motor e Tiffany & Co., mentre le sanzioni degli Stati Uniti metterebbero in difficoltà esportatori di elettronica cinesi come Lenovo Group. e ZTE Corp.

I produttori di elettronica di consumo, abbigliamento ed elettrodomestici cinesi potrebbero essere tra le principali vittime se le tensioni dovessero acuirsi per via della loro grande esposizione ai clienti americani, ha spiegato Reto Hess di Credit Suisse all’agenzia di stampa.

La società di tecnologia wireless GoerTek e il produttore di abbigliamento Regina Miracle International Holdings registrano oltre il 70% dei ricavi negli Stati Uniti. Analogamente, ci sono società americane come il produttore di semiconduttori Ambarella che vendono soprattutto alla Cina, evidenzia Morgan Stanley.

Nel complesso, i titoli azionari statunitensi hanno più da perdere rispetto alle controparti cinesi in caso di conflitto, secondo lo strategist di Morgan Stanley, Jonathan Garner.

Mentre quasi il 10% delle aziende dell’indice MSCI US registrano almeno un decimo delle vendite in Cina, meno del 2% delle imprese cinesi sono analogamente esposte agli Stati Uniti.

 

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