Cannata (Direttore Debito Pubblico): “Investitori esteri alla finestra”

Non alimentare nell’opinione pubblica tedesca fattori su nuove incertezze politiche in Italia, specialmente ora che dopo mesi di lavoro il Ministro Pier Carlo Padoan è riuscito ad ottenere un’apertura di credito importante da parte dei partner europei. E sperare che altre agenzie di rating seguano la decisione di Standard &Poor’s di confermare sia rating che outlook sull’Italia nonchè di dare maggiore fiducia alla ripresa in atto.
Una tavola rotonda autorevolmente focalizzata sui principali problemi economici che affliggono l’Italia  ha caratterizzato il secondo giorno del  LIQUIDITY2017, il meeting annuale degli operatori di mercato organizzato da e-MID SIM SpA, la società che gestisce la piattaforma elettronica europea per i mercati monetari, insieme ad ASSIOM FOREX, Associazione Operatori dei Mercati Finanziari. 
Maria Cannata, Direttore del Debito Pubblico, Lorenzo Codogno, Visiting Professor della London School of Economics e Lea Zicchino, partner di Prometeia si sono confrontati con la platea di operatori giunti a Ferrara per un aggiornamento sulle prospettive di ripresa dell’economia e del settore bancario italiano, sullo sfondo di un cambiamento in fieri della politica monetaria in Europa e Stati Uniti.
Ripercorrendo la partecipazione agli acquisti del debito pubblico italiano degli investitori esteri negli ultimi anni, Maria Cannata ha ricordato che a partire dal metà dello scorso anno sono molto rallentate le presenze degli investitori di provenienza americana e anglosassone, di fronte ad una sostanziale tenuta dei compratori europei e asiatici in generale.  
In particolare, sulle emissioni sindacate si registra una netta crescita della partecipazione degli hedge funds, mentre sui titoli legati all’inflazione dominano gli acquisti di Gran Bretagna, Irlanda e Benelux . Sulle scadenze più lunghe sono invece gli investitori tedeschi a prevalere, mentre la Francia è in ritirata.
“La preoccupazione per la stabilità politica italiana ha di fatto bloccato gli acquisti di alcuni Paesi, come il Giappone – ha detto Maria Cannata –  Il rating è un fattore molto importante: in passato gli asiatici si sono riaffacciati quando intravedevano stabilità politica e altri  come l’Indonesia e la Malesia arriverebbero in modo massiccio qualora avvistassero un recupero dei rating. Per questo venerdì abbiamo particolarmente apprezzato il wording accomodante utilizzato da S&P  che, pur senza trascurare fattori di fragilità, ha riconosciuto anche gli elementi di forza dell’Italia. In particolare hanno ravvisato che le misure intraprese nel settore bancario vanno nella giusta direzione, riconoscendo che, qualora fossero implementate, potrebbero essere un fattore determinante per un eventuale rialzo”.
Le banche italiane si confermano oggetto di preoccupazione anche negli studi portati in condivisione con la platea del Liquidity da Lorenzo Codogno.Secondo l’ ex Chief Economist del Ministero del Tesoro, “Nonostante l’intervento del Governo dello scorso dicembre con il varo del fondo salvabanche abbia eliminato lo scenario peggiore di rischio sistemico, non è riuscito a risolvere il problema economico generato dalle banche stasse. Infatti, se queste non riescono a disfarsi degli NPL, non hanno munizioni sufficienti per erogare credito necessario all’economia italiana. In tal senso un aiuto indiretto potrebbe arrivare dalla ripresa del mercato immobiliare. “Se i prezzi delle abitazioni confermassero i rialzi già intravisti – prosegue Codogno – il valore degli NPL aumenterebbe agevolando la loro dismissione da parte delle banche che li hanno in pancia. Oltre a ciò, sebbene non sussista più nemmeno il rischio di una fuga dei capitali, in realtà la diversificazione messa in atto dai risparmiatori italiani – che investono meno in titoli di Stato e bancari e più in fondi comuni – sta portando la ricchezza delle famiglie verso l’estero senza che vi sia un flusso contrario a controbilanciare questo movimento. Gli investitori esteri non portano capitali in Italia”.
Nessuna sorpresa se pensiamo che prima di scegliere dove allocare le proprie risorse gli investitori diano uno sguardo ai ratio patrimoniali delle banche. Secondo uno studio Prometeia presentato da Lea Zicchino in anteprima, “Mentre i tassi negativi hanno comportato un beneficio di circa 3 miliardi di euro e  le commissioni nette sono riuscite a tenere il passo mantenendo la redditività del settore bancario agli stessi livelli del 2007, i costi operativi sono aumentati nonostante le ristrutturazioni messe in atto.  Nel 2015 e 2016 sono aumentati i costi per i fondi sulla garanzia dei depositi, mentre quest’anno inciderà l’aumento dei contributi per l’incentivazione all’esodo.”
Il confronto con gli altri Paesi europei è impietoso: a livello di Roe l’Italia è fanalino di coda eccezion fatta per la Grecia, mentre alla voce costi peggio di noi in Europa farebbe solo la Slovenia.  In particolare secondo la ricercatrice “a fronte di piani annunciati di riduzione del personale di 25.000 unità e di 5000 sportelli in tre anni, occorrerebbe mettere mano a tagli di 50.000 dipendenti e 11.000 sportelli in due anni solo per ritornare in media con il resto del Continente”.
Secondo le conclusioni del Liquidity, benchè a livello europeo la Bce abbia emesso le sue linee guida e le banche abbiano già iniziato a presentare piani di riduzione degli stock, si renderebbe necessaria una vera e propria rimodulazione del business model per far tornare il sistema in equilibrio. 

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