Bce, oggi tassi fermi

Con il contagio della crisi del debito europeo che punta verso Sud, la Banca centrale europea sta valutando di rafforzare il proprio arsenale per combattere la sfiducia dei mercati. E il consiglio direttivo di oggi, di fronte all’escalation della crisi, potrebbe far slittare la “exit strategy”. Nessuno si attende che il board convocato per domani a Francoforte tocchi i tassi d’interesse nonostante il presidente della Bce Jean-Claude Trichet si appresti a diffondere nuove stime macroeconomiche più positive: gli economisti dell’Eurotower dovrebbero aver rivisto la crescita dell’area euro a una media dell’1,6% per il 2011 (dall’1,4% di tre mesi fa), con un tasso simile per il 2012 e con un’inflazione ben sotto controllo.

A impegnare i banchieri centrali sarà il bollettino di guerra della crisi. Con il rischio di un contagio dall’Irlanda, salvata come la Grecia, verso il Portogallo e la Spagna (economia che da sola è grande il doppio delle tre precedenti messe assieme), mentre i mercati prendono di mira anche i titoli di Stato italiani. È quasi scontato che Trichet, nella consueta conferenza stampa, invocherà ancora una volta riforme “ambiziose” – come le ha definite ieri – perché i governi riducano i debiti pubblici. Ma in un’Unione solo monetaria, con gli Stati che rifiutano di cedere poteri nazionali sui propri bilanci, il potere di Francoforte su questo fronte non va oltre la “moral suasion”. Ancora una volta, invece, potrebbe toccare alla Bce il compito di tracciare la muraglia a difesa dell’Unione europea, dando prova di coesione e prontezza a nuove misure.

Trichet ha invitato i mercati a non “sottovalutare” la determinazione dei governi contro la crisi, un accenno velato alla possibilità di nuove misure. E ha detto che gli acquisti di titoli di Stato europei da parte della Bce, varati a maggio, sono una misura “in corso” sul cui futuro decide la Bce. Domani potrebbe essere più esplicito, aprendo a un eventuale incremento delle operazioni, che finora hanno raggiunto 67 miliardi di euro con interventi che dovrebbero essere aumentati drasticamente se si dovesse agire su mercati obbligazionari come quello italiano.

Sui mercati, poi, si ragiona sull’eventualità che, alla fine, la Bce possa adottare il “quantitative easing” già abbracciato dalla Fed e dalla Bank of England: acquistare i bond immettendo denaro fresco nel sistema. L’appuntamento di oggi, definito da Trichet il “rendez-vous” in cui decidere sulla “exit strategy”, rischia invece di veder slittare il ritorno verso la normalità invocato dalla Germania: delle misure d’emergenza adottate dopo il collasso di Lehman Brothers, la Bce ha già rimosso la liquidità illimitata a 12 e sei mesi, e il prossimo passo, che molti attendono per oggi, sarebbero le aste a tre mesi.

Eliminarle “tout court” potrebbe però essere destabilizzante: lascerebbe infatti le sole aste mensili e settimanali “a rubinetto” a disposizione di un sistema bancario che in Spagna, Portogallo, Grecia (per non parlare dell’Irlanda) e anche altrove è fortemente dipendente dalla liquidità della Bce. Più probabile l’annuncio di una sola asta in più, a gennaio.

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