Quando si apre il vaso di Pandora…

A cura di Salman Ahmed, global strategist Lombard Odier Im
Il risultato del referendum storico di ieri in Grecia segna una vittoria netta del “no” (oltre il 60%). In questa nota vogliamo fornire un breve aggiornamento delle nostre riflessioni sulla situazione corrente.
Cosa significa la vittoria netta del “no”. La portata del “no” al referendum aggiunge una nuova sfaccettatura alla situazione attuale perché potenzialmente rafforza, nei negoziati con i creditori, la posizione di Tsipras (ora sostenuto da una maggioranza schiacciante di greci). Di fatto quindi incrementa significativamente la probabilità di una Grexit, nonostante i creditori riconoscano
che questa evoluzione rappresenti un cambiamento delle carte in tavola che li potrebbe portare a riesaminare la loro posizione.
È difficile capire come il settore bancario greco possa riaprire senza aver prima trovato un accordo. Le probabilità che la Grecia emetta un suo IOUs (scrip oppure una valuta parallela) nel tentativo di far ripartire le attività economiche aumentano quindi significativamente. L’emissione di IOUs rappresenta un segnale verso un’eventuale Grexit. Prima di arrivare all’emissione di IOU esistono comunque delle alternative possibili (ad esempio un haircut sui depositi) che darebbero più tempo alle due controparti in questione.
La palla è in mano all’Eurozona. Tutto sommato, come abbiamo commentato nelle note precedenti, la questione del debito greco è rilevante soprattutto da un punto di vista politico più che finanziario. Prima di tutto l’EU dovrà decidere se abbia senso permettere alla Grecia di abbandonare il “progetto Europeo”, considerando l’enorme interrogativo che questo tipo di evoluzione solleverebbe in merito all’irreversibilità dell’unione Europea. Non dimentichiamoci che la Grecia rappresenta meno del 2% del PIL della zona Euro e ha un’economia che è più piccola di quella del comune di Milano. Nei prossimi giorni sarà decisivo capire se l’EU rimarrà sulla stessa posizione pre-referendum, soprattutto considerato che il Fondo Monetario Internazionale e gli USA sono entrambi già intervenuti sulla necessità di esaminare gli aiuti alla Grecia, data l’insostenibilità del debito Greco (l’IMF ha evidenziato come la posizione del governo greco abbia peggiorato la situazione).
Conseguenze di breve termine – Aspettando la BCE. Le conseguenze nel breve termine per gli investimenti sono  evidentemente negative poiché il mercato prima del weekend prezzava una probabilità maggiore per il “SI” al referendum rispetto a quella del “NO”. Ci aspettiamo quindi debolezza sull’EURO/USD e notevole pressione sul debito periferico (e credito più in generale). Verosimilmente saranno le varie headlines a guidare i movimenti del prezzo dei titoli. Detto questo, qui non siamo nel 2011/2012 perché le “misure di protezione” disponibili oggi sono ben maggiori di quelle di tre anni fa. Se la pressione aumenterà eccessivamente nei prossimi giorni ci aspettiamo un intervento della BCE sia a livello di comunicazione sia a livello operativo. Se sarà sufficiente ad arginare il corso degli eventi dipenderà dal “bazooka” che la BCE deciderà di utilizzare.
Principali eventi a cui guardare. L’elemento chiave da capire prima di tutto è la decisione della BCE riguardo all’ELA (Emergency Liquidity Assistance), da cui dipenderà se la Grecia nei prossimi giorni si muoverà verso la direzione dell’IOU. In secondo luogo, il pagamento del 20 di Luglio alla BCE è estremamente importante, perché un non-pagamento confermerebbe il default della Grecia. Infine la posizione che l’EU vorrà tenere (se ci sarà un cambiamento) che direzione e l’emissione di IOUs ci porta in uno scenario che finora è stato considerato impensabile. Detto questo, la notizia di questa mattina delle dimissioni di Varoufakis (nonostante la vittoria schiacciante del “NO”) evidenzia come ci siano ancora colpi di scena possibili in questa vicenda.

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