Equity crowdfunding, ecco la ricerca targata Cfa Society Italy

CFA Society Italy ha pubblicato la GuideBook “Equity crowdfunding – La normativa, i trend, le valutazioni. Una ricerca empirica del mercato italiano”, disponibile gratuitamente sul sito della Society a questo link.

Lo spunto di riflessione della pubblicazione è nato durante il contesto della pandemia dovuto al Covid-19: che conseguenze ha portato il periodo di lockdown scoppiato nel 2020 per il mondo della finanza e del risparmio? Ha certamente indotto l’esplosione dell’utilizzo del canale digitale nei processi di acquisto/vendita, ha esacerbato l’esigenza di trovare fonti di finanziamento alternative per le iniziative imprenditoriali nascenti e per le Piccole e Medie Imprese ed ha acuito la ricerca da parte degli investitori di fonti di rendimento alternative ai prodotti tradizionali.

Ecco che in ambito di questa pandemia si delinea un potenziale trend di sviluppo importante per l’equity crowdfunding.

Gli autori hanno analizzato il fenomeno in Italia per capire il ruolo che l’economia collaborativa (sharing economy) sta assumendo all’interno dei processi legati alla crescita sostenibile.

La GuideBook “Equity crowdfunding. La normativa, i trend, le valutazioni. Una ricerca empirica del mercato italiano” espone le considerazioni che partono dall’analisi dei dati del 2019 relativi alle prime cinque piattaforme storiche domestiche: 129 collocamenti equity, di cui 102 chiusi con successo per un totale di 465 milioni di valutazione pre-money e oltre 43 milioni di aumenti di capitale sottoscritto. Si è osservato che oltre il 56% degli investimenti è stato catalizzato dal mondo Technology, in particolare Fintech e Media Tech; a ruota hanno seguito le holding di investimento e i progetti di “green economy”, con quote rispettivamente del 18% e del 13% della raccolta totale.

Se è vero che gran parte delle emissioni è riconducibile a macro-trend settoriali “di moda”, è anche vero che non si evince una correlazione tra settore di appartenenza e l’esito della raccolta. La protagonista media delle campagne di successo è stata una start-up innovativa (60% del campione), in fase growth (40% del totale) o early-stage (39% del campione) con un team di progetto mediamente costituito da cinque persone.

Oltre il 60% delle raccolte ha riguardato società in cui figuravano già business angels o fondi di private equity ed il secondo round di offerte è stato al 99% dei casi una campagna di successo. La mediana di valutazione delle campagne di successo è stata 2.200.000 euro e il valore mediamo di Prezzo/Ricavi (calcolato sui dati dell’ultimo bilancio disponibile) si è attestato a 35x. Ne emerge un quadro dove è il riconoscimento delle prospettive future a guidare la scelta dell’investimento, mentre l’articolazione della struttura organizzativa e la presenza di investitori professionali fungono da garanzia.

L’analisi evidenzia un’evoluzione globale dello strumento che è destinata a ridurre l’importanza della componente “crowd” a vantaggio di un crescente interesse da parte del mondo degli investitori istituzionali. Non escludiamo che l’ingresso di nuovi operatori lato investimento si accompagni alla presenza di interlocutori più sofisticati lato imprese e che ciò porti ad un cambiamento dell’attuale scenario.

 

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