Pensioni: le donne penalizzate con assegni più bassi del 30%

Non è un Paese per donne. Se si guarda infatti alle pensioni, gli ex lavoratori ricevono un assegno previdenziale medio di 1.500 euro, mentre le ex lavoratrici percepiscono poco più di 1.000 euro al mese. È quanto emerge dai dati forniti dal Cnel, che evidenziano la situazione di svantaggio delle donne nel welfare italiano.

LAVORO PER DONNE – Insomma, gli assegni previdenziali che spettano alle donne sono del 30% inferiori a quelli degli uomini: le penalizzazioni che le donne vivono nel mondo del lavoro si riflettono sulla pensione. A “intralciare” le donne nella carriera i compiti che da sempre le competono: cura della prole, assistenza degli anziani ecc… Questi compiti, che continuano ad essere erogati essenzialmente dalle donne le sottraggono dal circuito lavoro-produzione e di conseguenza anche alla fruizione di un reddito più alto nel trattamento pensionistico.

TRATTAMENTO MINIMO – Alla luce di quanto evidenziato non dovrebbe sorprendere coprire che il trattamento minimo della pensione (ovvero assegni fino a 499 euro) riguarda il 34% degli uomini e il 57% delle donne mentre il trattamento massimo (con assegni pensionistici superiori ai 3000 euro) riguarda il 3,4% degli uomini e solo lo 0,2% delle donne. Cosa cambia nel settore pubblico? Il divario di genere nel pubblico impiego si riduce quasi a zero per quello che riguarda l’importo minimo delle pensioni percepito dal 3,2% degli uomini e dal 3% delle donne, ma nel trattamento di importo massimo si ripresenta con il 14% degli uomini e il 2,3% delle donne.

TOTALE IMPORTI – I dati di sintesi dei trattamenti pensionistici obbligatori del 2013 sottolineano questo divario: sono beneficiari di almeno un trattamento pensionistico INPS il 54% delle donne e il 46% degli uomini. Il totale degli importi da pensione percepiti nel 2013 è andato, però, per il 55% a uomini e per il 45% a donne con un importo medio mensile di 1547 euro per gli uomini e di 1081 euro per le donne.

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