Mercati schizofrenici in attesa di Jackson Hole: riflessioni sulla seduta di ieri

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Management
Se fino a mercoledì pomeriggio Wall Street, sfidando il buonsenso, sembrava incapace di qualsiasi reazione che la scollasse definitivamente dai minimi di martedi, poco dopo la chiusura europea questa stessa piazza ha messo a segno un recupero, che a 24 ore di distanza ammonta a oltre 5 punti percentuali, senza praticamente aver preso fiato una volta.  Una volta di più, difficile capire cosa abbia prodotto, a metà seduta, il cambio di sentiment che ha posto i presupporti per la miglior seduta dell’ S&P 500 da fine 2011 (+3.9%). Ovviamente si parla, come catalyst positivo, dei Durable goods orders buoni, e del discorso di Dudley.  Peccato che entrambi precedano l’inversione di tendenza di diverse ore. La verità è che, alla fine, anche sui mercati US, che avevano mollato gli ormeggi per ultimi, la negatività ha raggiunto un climax, e si sono prodotte le condizioni per un rimbalzo.
Dal punto di vista fondamentale e generale, il robusto recupero materializzatosi nelle ultime ore più o meno ovunque ha, a mio modo di vedere, 2 matrici:
**  Un contrattacco dei Banchieri Centrali, volto a tranquillizzare i mercati e a recuperare credibilità (mi vengono in mente le mosse e i comunicati PBOC, Constancio, Praet e Dudley) Vediamo se il fuoco si intensifica al meetring di Jackson Hole, in partenza nelle prossime ore.
** Una serie di dati macro che tende a destituire di fondamento la teoria che la Cina stia causando un collasso macro globale.
Andiamo con ordine. Complice l’euforia US, stanotte i mercati asiatici hanno ulteriormente riguadagnato compostezza. Perfino gli indici locali cinesi si son degnati di mettere a segno una performance robusta, il che ha alimentato ulteriori recuperi ovunque. E’ circolata un indiscrezione che dietro il balzo ci siano le autorità, decise a avere un recupero prima della parata militare del 3 settembre. Cinicamente direi tanto meglio, vuol dire che ci aspettano ancora una manciata di sedute positive fino a giovedi prossimo. Ma personalmente propendo maggiormente per il raggiungimento, anche qui, di un selling climax, e contestualmente una rilettura meno scettica di quanto varato martedi.
Ovviamente al di la dell’immediato futuro, dovremo vedere come evolvono i dati macro nelle prossime settimane. Intanto ieri il consumer sentiment di agosto (dato tradizionalmente poco guardato, ma recentemente più rilevante, vista la crescente importanza dei consumi in Cina ) ha fatto i massimi da maggio 2014. Visto che l’ incremento di  easing fiscale e monetario è iniziato 5-6 mesi fa, dovremmo cominciare a vederne i frutti. Vedremo i prossimi 15 giorni, cone le revisioni dei PMI, il trade balance, gli aggregati monetari e produzione industriale, retail sales e investimenti di agosto.
Su queste basi l’apertura europea è stata ovviamente forte, sui livelli dei massimi di ieri, prima che Wall Street guastasse la festa. Al sentiment hanno giovato anche dati di business e manufacturing confidence francesi per agosto migliori delle attese (niente effetto Cina, anche qui) e dati sugli aggregati monetari di luglio per l’Eurozone pubblicati dall’ ECB a loro volta assai positivi: M3 a 5.3% da prec 4.9% e massimo da inizio 2009, e prestiti al settore privato a +1.4% anno su anno, ritmo massimo da novembre 2011. Sia aziende che consumatori hanno contribuito all’incremento. Si tratta di un altro segnale che la crescita europea continua ad un passo moderato ma stabile (nonostante le convulsioni della crisi greca).
Nel primo pomeriggio era attesa con trepidazione la seconda stima del GDP del secondo trimestre US. Il dato è uscito parecchio sopra attese (+3.7% da prec +2.3% e vs attese di un +3.2%) grazie a significative revisioni positive nei settori investimenti (da +0.8% a + 4.1%)  e domanda domestica (da 2.2% a 3.2%). In altre parole l’accelerazione ciclica seguita al “fiasco” del primo trimestre è stata assai più forte di quanto stimato finora. Come si nota, la domanda interna bilancia agevolmente la debolezza del canale estero, che comunque resta in linea con le stime, ovvero non denuncia alcun crescente impatto dall’Asia. Si può obiettare che il dato si riferisce ad aprile-giugno e quindi non è influenzato dagli eventi recenti. Ma onestamente, anche il rallentamento cinese non è proprio roba d’agosto, anzi dira da 3 semestri (come si vede dalla performance delle commodities). In generale l’economia US sembra più solida che mai, e pronta rialzi dei tassi. Sentiremo il vicepresidente FED Fisher sabato che ne pensa (la Yellen come noto non partecipa).
Inutile dire, che il dato, insieme con jobless claims sempre bassi e progressi nell’immobiliare, ha dato un ulteriore sferzata al sentiment, e poco importa se il Kansas Fed Index di agosto (distretto oil intensive) ha deluso. Cosi l’euforia ha contagiato tutti gli asset producendo una chiusura trionfale per l’Europa (l’Eurostoxx ha recuperato oltre l’8% in 3 giorni) e fornendo ulteriore supporto al $. Spettacolare il balzo dell’oil (+8%) e delle commodities (CRB + 3.5%), a dimostrazione della coralità del movimento.
E il Vix, indice della volatilità prezzata nelle opzioni sull’ S&P 500 e quindi dello stress, sta infine tornando su livelli meno eccezionali. Uno sguardo al grafico di lungo periodo (incollato sotto) per quest’indice la dice lunga sulla portata di questa fiammata di volatilità, senza precedenti negli ultimi 6 anni. Da punto di vista tecnico è importasnte che il Vix non torni sopra 30, ma continui il suo viaggio verso quota 20, che lo ha contenuto da inizio febbraio a pochi giorni fa.
Sempre dal punto di vista tecnico, una chiusura non distante dai livelli attuali, configurerebbe un bellissimo hammer sul grafico settimanale, che migliorerebbe di parecchio il quadro generale. Stiamo a vedere.

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