Economia Usa più resiliente del previsto. Come posizionarsi

Il dato relativo al PIL preliminare USA del secondo trimestre di quest’anno è stato decisamente più alto delle previsioni (+2,4% contro +1,8% atteso e +2% del primo trimestre). Anche gli ordini di beni durevoli USA mese su mese di giugno sono cresciuti decisamente di più rispetto alle stime (4,7% contro 1% atteso e 2% di maggio). In calo le richieste settimanali alla disoccupazione (221mila contro 235mila atteso).

I dati mostrano un’economia Usa che non accenna a rallentare e che sarebbe anche in grado di sopportare ulteriori aumenti dei tassi. Cruciali per decidere le future decisioni della FED saranno i dati di inflazione complessiva e core che saranno rilasciati il 10 agosto prossimo.

L’asset allocation

Per quanto riguarda gli investimenti nelle azioni, siamo convinti che in una situazione di incertezza come quella attuale sia preferibile privilegiare i titoli di quelle società che producono cassa, hanno la ladership nel proprio mercato di riferimento e una redditività mediamente più elevata e sostenibile rispetto ai competitors.

Con riferimento alle obbligazioni, ci domandiamo se avvicinandosi la fine degli aumenti dei tassi, valga la pena allungare la duration del portafoglio, oppure sia ancora troppo presto. Diamo subito la risposta e poi l’argomentiamo: è ancora troppo presto.

E’ presto perché la Lagarde ha detto piuttosto chiaramente che una volta terminati gli aumenti, i tassi rimarranno elevati a lungo (che tradotto significa probabilmente per gran parte del 2024). Nel momento in cui la curva della Germania (in assenza di titoli europei) è ancora invertita e quindi i tassi a breve termine sono più elevati di quelli a lungo termine e segnalano ancora recessione, l’allungamento della vita media del portafoglio non consentirebbe infatti di adeguare il rendimento al rischio supportato.

Per quanto riguarda il tasso fisso, riteniamo che sia preferibile posizionarsi nelle scadenze comprese tra 6 mesi e 1 anno. Per quanto riguarda invece i bond a tasso variabile (ad esempio i CCT), riteniamo che la scadenza possa anche essere maggiore, visto che i CCT beneficiano dell’indicizzazione (di solito rendimento dei BOT semestrali maggiorato di uno spread).

Sarà possibile cominciare ad allungare la duration nel tasso fisso quando le indicazioni prospettiche delle banche centrali saranno un po’ più chiare. Magari rinunciando a qualche decimale di rendimento, ma con un rischio decisamente minore.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

 

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