A cura di Wings Parteners Sim
La Cina avrebbe offerto al Presidente Donald Trump una riduzione del surplus commerciale con gli Stati Uniti di 200 miliardi di dollari all’anno, tramite una serie di misure che includono un incremento delle importazioni dall’America, secondo quanto trapelato da Washington. L ’ offerta sarebbe arrivata nella capitale statunitense, dove la delegazione cinese guidata il vice – Premier Liu He sta portando avanti un negoziato per evitare una guerra commerciale.
Se arrivassero conferme, secondo gli analisti, la Cina potrebbe soffrire con una decelerazione nella crescita del PIL, costringendo a fare un passo indietro nella riduzione dell’indebitamento complessivo, implementando un allentamento monetario e incrementando la spesa pubblica per sostenere l ’economia domestica e rispettare i target. Dal suo canto Pechino avrebbe chiesto di non porre un freno ai propri investimenti, che in questo momento vengono ostacolati dal Governo statunitense nei settori strategici e dell’innovazione. Nel frattempo Trump aveva già preannunciato un passo in direzione della Cina, indicando la volontà di consentire a ZTE di tornare rapidamente in attività, evitando la perdita di posti di lavoro ai cinesi, dopo un precedente blocco imposto alle forniture dagli USA (per aver violato le restrizioni derivanti dalle sanzioni ad Iran e Corea del Nord).
Un effetto collaterale dell’approccio conflittuale adottato da Trump è stato quello di riunire l’Europa, che ora torna a vedere un terreno comune anche con il Regno Unito, contro gli Stati Uniti. Le minacce di sanzioni commerciali per acciaio ed alluminio, oltre all’abbandono degli accordi di Parigi e del patto sul nucleare dell’Iran, hanno portato ad una rottura nella politica, con un possibile abbandono dei rapporti distesi tra Vecchio e Nuovo Continente. A beneficiarne potrebbe essere Putin, colpito dalle cui sanzioni commerciali dai tempi dell’invasione della Crimea ai danni dell’Ucraina, che ora potrebbero essere rimosse. Infatti la Germania si starebbe riavvicinando a Mosca, riaprendo all’ipotesi di un gasdotto di collegamento con la Russia, mentre anche l’Italia sarebbe felice di riaprire il mercato dell’export verso Mosca sotto il nuovo Governo.