Schroders: “Per le materie prime è finita l’era del mercato ribassista”

A cura di Geoff Blanning, Head of Commodities, Schroders

Il mercato delle materie prime ha raggiunto un punto di svolta: è finita l’era ribassista. Quest’anno almeno una dozzina di commodity ha guadagnato più del 10% – alcune oltre il 30% – e i maggiori aumenti dei prezzi, in termini percentuali, avvengono in corrispondenza dell’inizio di un ciclo di rialzi. Il momento migliore (cioè con i minori rischi) per comprare qualcosa è quando le aspettative del consenso si stanno trasformando da ribassiste a rialziste, come sta succedendo ora per le commodity. Per gli investitori è arrivato il momento di focalizzarsi su questa trascurata asset class.

Il primo motivo per investire in commodity è per proteggersi dall’inflazione. Vista la continua stampa di moneta da parte delle Banche Centrali globali, l’inflazione è destinata ad accelerare. È vero che finora gli interventi non hanno generato inflazione, ma, a nostro avviso, il rapido aumento dei prezzi delle materie prime da inizio anno è un segnale che forse è iniziata la fase inflazionistica. E il modo per proteggersi è molto chiaro: comprare commodity.

La seconda ragione è il dollaro. La maggior parte delle materie prime è prezzata in dollari, il che significa che diventano più care quando il biglietto verde si apprezza. Inoltre, quando il dollaro è forte, normalmente costringe le Banche Centrali ad adottare politiche più restrittive allo scopo di sostenere le proprie divise, il che limita la creazione di liquidità. Quest’anno, però, questa dinamica ha iniziato a invertirsi con l’indebolimento del dollaro. Certo, la moneta statunitense potrebbe tornare a salire, soprattutto se la Federal Reserve (FED) inizierà a normalizzare la politica monetaria in modo più aggressivo. Tuttavia, storicamente i cicli di inasprimento della Fed il più delle volte non sono stati in grado di invertire il trend di deprezzamento del dollaro o quello di incremento dei prezzi delle commodity.

Il terzo motivo sta nel crescente ruolo dell’India. Il boom delle commodity dovuto alla Cina è finito (per ora), ma la domanda di materie prime di questo altro mercato emergente sta crescendo rapidamente. La richiesta indiana di petrolio, ad esempio, sta aumentando a un ritmo superiore a quello della Cina, il che fa la differenza a livello di dinamiche sul mercato del greggio. Per non parlare della domanda complessiva dell’India di commodity, inclusi olio di palma, zucchero, gomma e gas naturale, in rapida ascesa. A nostro avviso, è probabile che l’India diventi un focus molto rilevante per il mercato delle materie prime in futuro.

Quella delle commodity è un’asset class meno presente della media nei portafogli degli investitori e meno oggetto della ricerca degli analisti. La continua ondata di vendite degli ultimi anni ha rallentato, ma solo pochi investitori hanno iniziato a comprare. La maggior parte di loro si sente ancora estremamente nervosa.

Non tutte le materie prime hanno però toccato il fondo e sono pronte a rimbalzare. Dopo una fase di forti guadagni, è normale vedere delle correzioni, come sta accadendo ad esempio all’oro. Inoltre, l’outlook debole della Cina pone ancora molti interrogativi per diverse commodity industriali, come il rame. Noi tuttavia riteniamo che, considerando i rischi rispetto al ritorno potenziale, le ragioni per investire in commodity con una strategia diversificata e attiva oggi siano più forti che mai.

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