Investimenti: ora la parola d’ordine è “diversificare”

Con il concentrato rally del 2023 che si sta estendendo anche al 2024 gli investitori azionari guardano con preoccupazione a un potenziale consolidamento o a una flessione del fenomeno. È alto, infatti, il rischio di restare delusi a causa di geopolitica ed elezioni, dei tassi d’interesse o dell’inadeguatezza dell’AI; questi elementi, infatti, potrebbero pesare sul sentiment di mercato dopo che dalla fine del 2022 sono stati raggiunti rendimenti cumulati per oltre il 30%, i quali hanno più che compensato il drawdown del -18% registrato nel 2022 (MSCI AC World NR index in dollari).

In questo contesto, ecco di seguito la view di Ariane Kesrewani e Cédric Le Berre, Senior Investment Specialist di Ubp.

Guardando al più equilibrato MSCI AC World Equally Weighted, la sua performance biennale è ancora in rosso, a riprova della ristrettezza del mercato. Tuttavia, nel lungo periodo, questo indice offre performance annualizzate superiori a quelle dell’MSCI AC World (+7,3% contro +6,1% dal 31.12.1998 al 29.02.2024), il che dimostra i vantaggi offerti da un portafoglio più diversificato rispetto a uno a ribilanciamento sistematico.

Momentum su scala globale

Dal punto di vista geografico, i mercati azionari globali presentano attualmente una notevole esposizione agli Stati Uniti, con il 70% dell’MSCI World composto da nomi statunitensi, il peso massimo raggiunto negli ultimi 100 anni. Inoltre, quest’anno l’approccio “momentum” ha nettamente sovraperformato rispetto agli altri stili d’investimento, poiché i titoli vincenti del 2023 hanno continuato a sovraperformare anche nel 2024, confermando la limitata ampiezza di mercato. Tuttavia, il fattore “momentum” si concentra sui più recenti vincitori, ma fatica in caso di rapido cambiamento della traiettoria del mercato, poiché si ribilancia con un certo ritardo: è stato lo stile peggiore nel 2023 e nel 2021, quando nel mercato si è verificato il rally.

Stati Uniti: Le magnifiche sette continuano ad abbagliare il mercato

A livello regionale, alcuni mercati presentano alti livelli di concentrazione. Per quanto riguarda il mercato azionario statunitense, negli ultimi mesi questo è stato guidato dalle “Magnifiche 7“: la leadership esercitata dal settore tecnologico e dalle large cap è particolarmente pronunciata, con le mega-cap tech che pesano per la maggiore all’interno degli indici statunitensi. Nel complesso, i 10 titoli a più grande capitalizzazione rappresentano attualmente circa il 33% dell’S&P 500, ben al di sopra della quota del 27% raggiunta al culmine della bolla tecnologica del 2000.

Anche il quadro degli utili è dominato da questi titoli, che rappresentano il 25% delle aspettative di crescita degli EPS per il 2024. I livelli di valutazione sono elevati, pari a 21x per l’S&P 500, anche se non sono così estremi come durante la bolla del 2000, quando raggiunsero i 25x. Gli investitori che in genere preferiscono esporsi all’azionario statunitense tramite allocazioni passive stanno assistendo a un aumento della concentrazione nonostante detengano anche le parti del mercato a crescita più bassa. Attraverso le soluzioni passive, gli investitori seguono da vicino i maggiori vincitori del mercato, ma rischiano anche di rimanere legati ai maggiori perdenti, qualora la tendenza di mercato dovesse invertirsi bruscamente.

Europa: impazziti per le Granolas

In Europa, i riflettori sono puntati sugli undici giganti conosciuti collettivamente come Granolas. Con un peso del 25% e una capitalizzazione di mercato combinata pari a 2,6 miliardi di euro, nell’ultimo anno hanno generato metà della performance dello Stoxx 600. Se paragonate alle Magnifiche 7 statunitensi, anche le Granolas sono società esposte a livello internazionale e con una crescita di qualità, ma presentano tuttavia una volatilità inferiore e livelli di valutazione più bassi. I rischi di concentrazione potrebbero essere meno legati a un unico settore del mercato europeo, ma vale comunque la pena di prestare loro attenzione.

I colossi svizzeri Nestlé, Roche e Novartis rappresentano in generale più del 45% dello SPI (Swiss Performance Index) in aggregato. Sebbene Nestlé e Roche, in particolare, possano vantare una lunga storia di creazione di valore sostenibile e interessante, tutte e tre le società devono attualmente affrontare alcuni fattori sfavorevoli. Il 2024 potrebbe rivelare opportunità all’altro capo del mercato azionario svizzero, vale a dire nello spazio delle small e mid cap di qualità, a cui non è possibile accedere tramite soluzioni passive. Il 2024 dovrebbe vedere un contesto favorevole per questo segmento, con la prospettiva di una ripresa della crescita del PIL, percepita ora dal mercato come più tangibile dopo il taglio dei tassi di 25 punti base a marzo da parte della Banca nazionale svizzera.

Giappone

Sebbene possa sembrare che il mercato giapponese presenti una concentrazione minore, la natura espansiva dell’indice Topix, che comprende quasi 2000 società, richiede attenzione. In particolare, all’interno del Topix è cresciuto notevolmente il peso dei 30 titoli a maggiore capitalizzazione, raggiungendo il livello più alto dal 1995. Questa tendenza ricorda la concentrazione delle Magnifiche 7 rispetto alle altre 500 società che compongono l’indice S&P Composite.

Muoversi nelle strettoie

Fondamentale per il 2024 sarà capire se il mercato rimarrà ristretto, e come dovrebbe essere affrontato dagli investitori. Quando i rischi di una sorpresa negativa da parte del mercato sono elevati, le soluzioni passive possono rappresentare un’incognita importante, soprattutto se si considerano gli attuali livelli di concentrazione a livello sia globale che regionale.

Studi dimostrano che, in periodi di recessione o di fondamentali in difficoltà, gli utili societari calano in media del 20% su base annua, a causa della ciclicità dei margini e del minore potere di determinazione dei prezzi. In questa configurazione di mercato, è probabile che risultati migliori vengano ottenuti dalle strategie attive, che offrono fonti di performance diversificate attraverso la selezione bottom-up dei titoli.

Costruire un portafoglio diversificato ed equilibrato, composto da società che creano valore, si è rivelato – nel 2023, ma soprattutto in qualsiasi ciclo di mercato – il metodo più idoneo per ottenere risultati coerenti e meno guidati da scommesse su regioni, settori o capitalizzazioni di mercato. Per il 2024, gli investitori dovrebbero prendere in considerazione l’idea di investire in strategie che mirano a battere il rischio di “mean reversion”, spesso osservato in seguito a rally di mercato concentrati.

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