Tensioni su valute emergenti non fanno cambiare idea alla Fed sui tassi

Federal Reserve non cambia idea sui tassi

La Federal Reserve americana difficilmente si farà impressionare dalle turbolenze crescenti sulle valute emergenti che hanno già portato India e Indonesia (e oggi anche la Turchia) ad alzare i tassi d’interesse nel tentativo di difendere i cambi. Lo stesso presidente Jerome Powell il mese scorso aveva esplicitamente sottolineato come il ruolo della politica monetaria americana sulle situazioni finanziarie di economie estere sia stato “spesso esagerato” in passato, quasi a voler mettere le mani avanti.

Due o anche tre rialzi nel 2018

Così la maggior parte degli analisti di Wall Street continua a ritenere che la banca centrale americana alzerà almeno due volte (ma forse anche tre volte) i tassi sul dollaro nel corso dell’anno. Del resto l’economia Usa sta riaccelerando, ha aggiunto oltre un milione di posti di lavoro nei primi cinque mesi del 2018, con una disoccupazione calata al 3,8%, un’inflazione prossima al target del 2% e il modello di monitoraggio del Prodotto interno lordo sviluppato dalla Fed di Atlanta suggerisce che l’economia possa essere cresciuta del 4,5% annualizzato nel secondo trimestre.

Tensione su valute emergenti solo rumore di fondo

Dunque per quanto fastidioso, il rumore causato dal crollo di alcune valute emergenti resta al momento solo un rumore di fondo e anche se le esportazioni possono risentire delle incertezze dei mercati esteri, dei possibili scontri commerciali e di un dollaro più forte del previsto, un programma di stimoli fiscali da 1.500 miliardi di dollari e un aumento di 300 miliardi di dollari delle spese federali voluti da Trump continueranno a sostenere la domanda interna americana, giustificando ampiamente la decisione della Federal Reserve di tornare ad una situazione più “normalizzata” sui tassi rispetto a quanto visto negli ultimi otto anni.

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