Europa attende Draghi, spread Btp-Bund ai minimi da settembre 2016

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG

Le Borse europee sembrano rimanere caute in vista della riunione Bce di giovedì prossimo. L’appuntamento, inizialmente atteso essere noioso, ha visto accrescere la sua importanza con gli sviluppi delle ultime settimane. I dati macro della zona euro da febbraio in poi sono apparsi piuttosto deludenti e la ragione sembrerebbe essere ascrivibile all’euro particolarmente forte sui mercati valutari e al clima di maggiore protezionismo che minacci i mercati. Così, dopo i dati bruttissimi arrivati dall’indice Zew di marzo e aprile, oggi sono arrivati quelli sugli indici PMI che, stando alla lettura flash, hanno mostrato ancora un rallentamento vistoso dell’attività manifatturiera. Per conferma, domani sarà monitorato da vicino l’indice IFO sulla fiducia delle imprese, per vedere se anche loro iniziano a sollevare dubbi sull’attività prospettica.

Questi elementi alzano il livello di attenzione sulla conferenza stampa Bce di giovedì. Sebbene non ci aspettiamo nessuna variazione concreta di politica monetaria, l’attenzione sarà rivolta a come Draghi giudicherà le figure recenti. Proprio venerdì scorso il numero uno della Bce ha fatto sapere che la crescita dell’eurozona potrebbe aver raggiunto un picco. Questo ci spinge a dire che l’approccio sarà quindi improntato alla cautela, facendo leva proprio sui principali downside risk, ovvero il cambio forte e il protezionismo. Per contro, le aspettative inflattive sembrano tornare ad accelerare negli ultimi giorni, complice il recente balzo del greggio (e di altre commodity) e Draghi non potrà trascurare questo aspetto. Pertanto dovrà essere astuto nel far passare il messaggio al mercato di un atteggiamento comunque meno accomodante nei prossimi mesi. Probabilmente, il numero uno di Francoforte potrebbe dire che uno dei due elementi (rallentamento crescita economica o accelerazione inflazione) sia di carattere temporaneo, aggirando l’ostacolo.

Alla fine, quindi, prevarrà la logica del “comprare il tempo” prima di prendere una decisione in merito alle future mosse. Nonostante tutto, siamo ancora convinti che la forward guidance venga cambiata a giugno, dove si deciderà se terminerà il QE a settembre o prolungarlo al ritmo di 10 mld di euro al mese fino a dicembre. Per ora propendiamo ancora per la prima ipotesi, anche perché il recente balzo del petrolio potrebbe iniziare a portare un po’ di inflazione solo tra 6 mesi.

Intanto sul fronte italiano, lo spread Btp-Bund continua a contrarsi, arrivando a 116 punti base stamane, nuovo minimi da settembre 2016, malgrado persista l’incertezza sul nuovo esecutivo. Tra l’altro si ricorda che venerdì, a mercati chiusi, S&P si esporrà sul debito italiano, attualmente BBB con outlook stabile. Non ci aspettiamo nessuna variazione, dato che le agenzie aspetteranno l’entrata in vigore del nuovo esecutivo prima di cambiare il rating.

Tra le valute, i dati deboli dell’Eurozona e quelli più incoraggianti arrivati dagli Usa hanno alimentato la discesa dell’eurodollaro, arrivato quasi sulla soglia di 1,22, minimi da inizio mese e a un soffio da livelli che non vedeva da quasi due mesi.

Sul fronte governativo, invece, segnaliamo che le vendite sui Treasury sono proseguite e il rendimento sul decennale Usa è arrivato così alla fatidica soglia del 3%, superata la quale le pressioni in vendita potrebbero farsi sentire anche sul comparto equity.

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