La crisi non è finita per l’Eurozona

A cura di Wings Partners Sim

Sono ormai passati dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria più profonda della storia recente, ma se si guarda al Vecchio Continente ancora non si può dire che i problemi siano alle spalle. Oltre ad un’economia che stenta a riprendere in maniera sostenuta in alcuni Paesi della Zona Euro e a stimoli monetari straordinari come QE o tassi negativi, anche il livello di default rimane particolarmente elevato.

Per l’Italia questo si aggiunge a uno Stato che continua a richiedere misure correttive per riportare i bilanci in linea con i parametri europei, obiettivo ancor più difficile da rag giungere in un contesto in cui sono necessari interventi per evitare il fallimento di compagnie di importanza “strategica” o banche. Infatti oltre agli interventi di ricapitalizzazio ne su società in costante perdita come Alitalia, anche un sistema bancario in stato di dis sesto ha richiesto numerosi interventi, il più recente dei quali per consentire a Intesa SanPaolo di acquisire le banche venete a 1 euro (con un costo sui contribuenti che potrebbe invece raggiungere i 17 miliardi).

La crisi del debito dell’Eurozona era proprio cominciata su un problema di forte interconnessione tra banche e debito pubblico, che in teoria si sarebbe dovuto interrompere grazie alla formazione di un fondo “salva stati” europeo e a norme strutturali come la clausola del “bail in”.

Ad oggi l’Italia non ha adoperato nessuno dei due strumenti, il primo che darebbe maggiore influenza a Bruxelles nelle decisioni del Governo, il secondo a dir poco impopolare. Pertanto il Tesoro incrementa il proprio debito, aggirando le norme co munitarie celandosi dietro la necessi tà di tutelare l’interesse pubblico.

Anche per la Grecia difficilmente si può parlare di un’uscita dalla crisi, dato che il Paese ancora non è torna to a finanziarsi sui mercati e Atene dovrà continuare ad impegnarsi in misure di austerità che freneranno i tentativi di ripresa economica. Il Fondo Monetario Internazionale intanto ha accettato di partecipare al piano di salvataggio, che prevede una tranche da €86 miliardi al Paese, insieme all’Eurozona. Il FMI ha però dichiarato che non intende più parte cipare ad eventuali futuri piani di salvataggio, dato che ancora non è stata rispettata la condizione richie sta di alleviare il peso del debito sul Paese, che rischia di essere insosteni bile essendo al 180% del PIL e con tassi d’interesse elevati (nulla a che vedere con i tassi negativi del Giappo ne).

Una vittoria per la Germania, che voleva sia la partecipazione del fondo che evitare di condonare parte del debito ellenico.

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