La fine del Qe è vicina

A cura di Lukas Daalder, Chief Investment Officer di Robeco Investment Solutions

I messaggi contrastanti delle banche centrali potrebbero implicitamente segnalare la fine del quantitative easing. Negli ultimi anni le banche centrali sono riuscite a non turbare i mercati con i propri annunci, assumendo posizioni mai troppo estreme né troppo vaghe. Tuttavia, i recenti capovolgimenti in tema di politiche monetarie fanno pensare che le banche centrali vogliano “spingere” i mercati a considerare possibile la fine della fase di QE in Europa.

Per le banche centrali comunicare non è sempre facile, quando uno risulta “particolarmente chiaro” gli possono essere rinfacciate passate affermazioni non appena, per esempio, l’economia inverte la rotta. Se si è troppo vaghi, però, i mercati vanno in confusione e non sanno cosa aspettarsi. La soluzione migliore, quindi, è scegliere la via di mezzo: lasciare aperte più porte, non essere mai particolarmente chiari e cercare di spingere i mercati nella direzione giusta.

Questa strategia è stata seguita con successo: gli annunci delle politiche monetarie sono diventati appuntamenti piuttosto noiosi. Il fatto che la Fed sia riuscita a gestire tre aumenti dei tassi in un ciclo restrittivo e abbia annunciato i primi passi di rientro dal QE senza turbare azioni e obbligazioni è la prova che, sul fronte della comunicazione, qualcosa ha funzionato.

Tenendo a mente quanto sopra, è sconcertante assistere a quello che è successo da questa parte dell’Atlantico nelle ultime settimane: cosa stanno cercando di dirci le banche centrali europee? Tutto sembra indicare sempre più chiaramente che il quantitative easing è agli sgoccioli.

In Europa siamo vicini alla fine del QE. È interessante osservare che la banca centrale più esplicita in tal senso (la BoE) è quella meno credibile, mentre chi minimizza su questa prospettiva (la BCE) avrebbe ottime ragioni per andare fino in fondo. Non ci aspettano scelte radicali, ma nei prossimi mesi assisteremo sicuramente ad ulteriori azioni di spinta.

L’impatto netto sui mercati finanziari si tradurrà in rendimenti dei titoli di stato europei sempre più elevati e, quindi, in prezzi sempre più bassi. Essendoci mantenuti in sottopeso sui titoli di stato, non ci lamentiamo dei recenti sviluppi.

L’azionario è stato aiutato dal contesto, caratterizzato da bassi rendimenti e bassi spread, mentre la prospettiva di un ridimensionamento da parte delle banche centrali può penalizzare il sentiment. Non aspettandoci improvvise o repentine variazioni delle politiche monetarie, la nostra esposizione all’azionario si mantiene neutrale. Le sole modifiche al portafoglio sono state apportate sul fronte valutario, con la chiusura della posizione short sulla sterlina britannica.

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