Dopo movimento a “V”, opportunità nell’event driven e nell’azionario

“Veniamo da un inizio 2016 difficile per il settore degli hedge fund. Le attività finanziarie rischiose sono state oggetto di una pesante correzione fino all’11 febbraio per poi recuperare in un violento movimento a V” ha commentato Alessandra Manuli, amministratore delegato di Hedge Invest SGR, che ha aggiunto: “se, da una parte, l’industria hedge è riuscita a rispondere alla funzione di protezione del capitale nelle prime settimane di forte discesa dei mercati, purtroppo non è stata in grado di partecipare al rialzo successivo. Nella prima fase dell’anno, infatti, i fondi sono stati vittima di un violento deleveraging che ha causato una importante distruzione di alpha. Abbiamo già assistito in passato a periodi di sottoperformance dell’industria hedge legati a fenomeni di deleveraging, a seguito dei quali le prospettive di recupero dei fondi di fondi sono state rapide e importanti: la storia, ad esempio, di Hedge Invest Global Fund – fondo che possiamo utilizzare come proxy del settore – mostra come i rendimenti dei 12 mesi successivi ai drawdown siano stati sempre molto positivi, e che nel lungo termine l’investimento in fondi di fondi sia premiante (+80.4% dalla partenza – dicembre 2001 – a marzo 2016, pari a circa il doppio delle borse, con un terzo circa della volatilità).
“Per i prossimi trimestri abbiamo individuato alcune aree che presentano interessanti opportunità. Anzitutto abbiamo già incrementato l’allocazione a gestori event driven, che possono trarre vantaggio dell’attuale trend positivo per le fusioni e acquisizioni, sia in termini di volumi e numero di operazioni annunciate, sia in termini di redditività potenziale della strategia merger arbitrage: gli spread annualizzati dei deal annunciati sono oggi pari a circa il doppio rispetto alla loro media storica” ha commentato Elisabetta Manuli, vice presidente di Hedge Invest, sottolineando: “Prevediamo che, sui mercati delle risorse naturali, il petrolio rappresenterà un’interessante opportunità di investimento, in un contesto di normalizzazione dello sbilanciamento offerta vs. domanda grazie alla potenziale distruzione dell’eccesso di offerta venutosi a creare negli ultimi anni soprattutto a causa dell’espansione della produzione nello shale oil in US”.
Per quanto riguarda i mercati azionari e obbligazionari in genere, Elisabetta Manuli ha commentato: “Ci attendiamo una convergenza dei settori value vs. i settori growth: dopo anni in cui la leadership del mercato è stata detenuta da strategie growth, ci attendiamo una sovraperformance del value, area a lungo dimenticata dagli investitori globali alla ricerca della crescita ad ogni costo. E, a proposito della ricerca di sicurezza a qualsiasi prezzo, crediamo che la vera bolla attualmente sui mercati sia rappresentata dai Titoli di Stato a lunga scadenza: chiaramente i mercati finanziari attribuiscono una probabilità prossima allo zero al fatto che le Banche Centrali riescano nel progetto di riflazionare l’economia globale, pertanto questo settore del reddito fisso è ora estremamente sopravvalutato; pensiamo che il risk/reward migliore sia in un posizionamento ribassista su questa area”.
Infine, analizzando i cambiamenti del settore hedge degli ultimi anni, Alessandra Manuli ha sottolineato: “La maggiore trasparenza e la maggiore liquidità offerta hanno consentito una forte istituzionalizzazione del settore. In aggiunta, si è assistito in Europa ad una crescita esponenziale degli UCITS alternativi, che replicano in forma armonizzata le strategie più liquide dei fondi hedge. Inoltre, soprattutto in US, si è creata una concentrazione di asset nei fondi più grandi e con track record più lungo, fondi che, negli ultimi 15 mesi, hanno però attraversato una fase molto difficile disattendendo le aspettative dei loro investitori. Crediamo che l’uscita di scena, anche parziale, dei grandi player lascerà spazio per operatori di nicchia, fondi più piccoli e flessibili che saranno in grado di cogliere le interessanti opportunità di investimento che la fase di deleveraging di cui abbiamo parlato lascerà sul mercato. Negli ultimi 15 anni non è però cambiata la capacità di protezione del capitale che le strategie hedge offrono, la flessibilità della gestione e la decorrelazione con i mercati obbligazionari, che prevediamo difficili nei prossimi anni.

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