Private banking, il ponte che trasforma il risparmio in crescita per l’Italia

Europa e Italia si trovano di fronte a una sfida cruciale: ripensare i modelli di sviluppo in un contesto internazionale segnato da rallentamento sincronizzato, tensioni geopolitiche e trasformazioni tecnologiche. Se negli Stati Uniti a trainare la crescita sono deregulation e tecnologia, per il Vecchio Continente i driver restano politiche monetarie espansive e spesa pubblica. Per tornare competitiva, l’Europa deve però orientare risorse verso ricerca, innovazione e sviluppo industriale.

È in questo quadro che si inserisce il ruolo del private banking, al centro dell’evento organizzato da AIPB in collaborazione con Intermonte e Politecnico di Milano: “Private Banking: il ruolo del risparmio privato per la crescita del Paese”. Al centro dei lavori, la presentazione dell’VIII Quaderno di Ricerca Intermonte, che conferma il contributo crescente dell’industria Private nel finanziare l’economia reale italiana.

Il contributo all’economia reale
Secondo lo studio, lo stock investito dal private banking nell’economia reale italiana ha raggiunto 168 miliardi di euro a fine 2024, con un incremento del 39% rispetto al 2018. Di questi, 51 miliardi sono rappresentati da investimenti diretti, mentre 117 miliardi riguardano forme indirette, come risorse delle famiglie detenute presso intermediari poi destinate alle imprese.

Un dato che dimostra la capacità del settore di fungere da ponte strategico tra famiglie e aziende, in particolare le piccole e medie imprese, cuore pulsante del sistema produttivo nazionale. “L’Italia deve affrontare una sfida decisiva: trasformare il risparmio privato in leva di sviluppo per l’economia – ha sottolineato Andrea Ragaini, presidente di Aipb –. Farlo significa generare ritorni per le famiglie e favorire la crescita delle imprese, traendo benefici da politiche industriali e riforme fiscali”.

Il rapporto con gli imprenditori
Un aspetto distintivo del private banking è la relazione stretta con il mondo imprenditoriale: il 23% dei clienti private è costituito da imprenditori, che pesano per il 30% degli asset gestiti. Il legame con il proprio banker è fondato su fiducia (il 97% dichiara di fidarsi), continuità (11 anni la durata media della relazione) e intensità (14 incontri annui). Non solo: l’81% riconosce di aver accresciuto le proprie competenze finanziarie grazie al rapporto con il consulente.

Questi elementi contribuiscono a una gestione più efficiente del risparmio: nei portafogli Private la quota di liquidità è ridotta (13% contro il 50% delle famiglie italiane) e maggiore è l’esposizione all’azionario (30% contro il 10%). Una propensione che favorisce la canalizzazione delle risorse verso strumenti capaci di sostenere concretamente la crescita delle imprese.

Il nodo del mercato dei capitali
Nonostante i progressi, l’Italia sconta ancora un mercato dei capitali di dimensioni ridotte. Il private banking si distingue per la quota rilevante di azioni quotate detenute nei portafogli (33 dei 40 miliardi complessivi in mano alle famiglie) e per la presenza preponderante nei private markets, dove il contributo della clientela Private copre quasi la totalità degli 11 miliardi investiti.

Da qui l’urgenza di rafforzare il mercato, condizione necessaria per trasformare il risparmio privato in sviluppo. Lo ha ricordato anche Guglielmo Manetti, amministratore delegato di Intermonte, investment bank specializzata nelle medie imprese italiane: le aziende devono poter accedere a fonti alternative al credito bancario, come quotazioni e strumenti capaci di garantire capitali pazienti e di lungo periodo.

Le proposte di Aipb


Per valorizzare pienamente questo potenziale, Aipb avanza alcune proposte: orientare in misura crescente il risparmio verso strumenti produttivi, facilitare l’incontro tra famiglie e imprese, rafforzare il mercato dei capitali e introdurre un quadro regolamentare e fiscale che incentivi gli investimenti di lungo periodo. Pir alternativi, Eltif e incentivi mirati potrebbero favorire la permanenza del capitale nelle imprese, accompagnandole in percorsi di crescita dimensionale e innovazione.

Il messaggio che arriva dal settore è chiaro: il private banking ha già dimostrato di saper indirizzare il risparmio verso lo sviluppo del Paese, ma il potenziale è ancora più ampio. Con le giuste riforme, può consolidarsi come uno dei principali motori della crescita italiana ed europea.

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