Mediobanca, il risiko delle poltrone: l’ipotesi Grilli–Melzi d’Eril prende quota

La stagione delle nomine a Piazzetta Cuccia è entrata nella sua fase più calda. Secondo quanto riportato da MF, dal Corriere della Sera e da altre testate nazionali prende sempre più consistenza l’ipotesi di un ticket formato da Vittorio Grilli e Alessandro Melzi d’Eril rispettivamente per i ruoli di presidente e ceo di Mediobanca. Un’ipotesi che, se confermata, ridisegnerebbe gli equilibri interni dell’istituto milanese e avrebbe ricadute di primo piano non solo sulla governance della banca d’affari, ma anche sul suo ruolo nello scacchiere finanziario italiano ed europeo.

Il tandem che piace a Delfin

Grilli, già ministro del Tesoro e oggi ai vertici di JP Morgan in Europa, è un nome di lungo corso della finanza internazionale. Da anni consulente di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, è stato a lungo un punto di riferimento anche per lo stesso fondatore Leonardo Del Vecchio. La sua eventuale nomina a presidente, peraltro con deleghe operative, segnerebbe una svolta importante: non un ruolo di mera rappresentanza, ma una figura con capacità di incidere sulle scelte strategiche e sull’investment banking, dove Mediobanca punta a rafforzarsi.

Al suo fianco potrebbe arrivare Melzi d’Eril, 50 anni, oggi amministratore delegato di Anima Holding, manager con un curriculum che spazia da Clessidra all’avvio di Prima sgr nel 2009 (allora acquisita proprio da Mps). Un profilo apprezzato anche dal gruppo Caltagirone, che negli ultimi anni ha giocato partite decisive in più di un dossier finanziario. L’accordo tra le varie anime del capitale sembra vicino, ma la prudenza resta d’obbligo: le trattative sono in corso e i punti da sciogliere non mancano, dalle deleghe ai compensi.

Il risiko delle poltrone

Il cantiere è ancora aperto. Resta sul tavolo la possibilità di mantenere la figura del direttore generale, oggi affidata a Francesco Saverio Vinci, che però potrebbe lasciare. In tal caso, la scelta potrebbe ricadere su un manager interno, in un gioco di equilibri che mira a garantire continuità, senza rinunciare alla discontinuità che molti azionisti auspicano. Nel frattempo, il cda del Monte dei Paschi – presieduto da Nicola Maione – potrebbe riunirsi già nei prossimi giorni per selezionare la lista definitiva dei nomi, destinata poi a passare al vaglio della Bce. Tra i candidati, secondo il Corriere della Sera, spuntano anche i nomi di Sandro Panizza e dell’ex consigliera Sabrina Pucci.

L’incognita Generali

Il risiko di Piazzetta Cuccia non riguarda solo Mediobanca. Sullo sfondo resta infatti il dossier Generali, di cui Mps, attraverso Mediobanca, controlla oggi il 13%. I riflettori restano puntati sul futuro del Leone di Trieste e sul ceo Philippe Donnet, che ha ribadito con fermezza la linea del cda: “Abbiamo un mandato di tre anni per attuare la strategia presentata a inizio anno, e questa strategia sta producendo risultati positivi”. Parole che non chiudono del tutto la porta alle speculazioni, ma che mostrano la volontà di mantenere la barra dritta in un contesto di forti pressioni.

Il peso politico e il giudizio del mercato

La partita Mediobanca non è mai stata soltanto una questione di governance aziendale. È anche un banco di prova per i rapporti di forza tra grandi azionisti, banche e poteri economici del Paese. Non a caso la scelta di Grilli come presidente operativo verrebbe letta come un segnale di maggiore apertura verso il mercato internazionale e, al tempo stesso, come una garanzia di continuità per Delfin e i suoi alleati.

Gli investitori, intanto, osservano con attenzione. L’integrazione tra Mediobanca e Monte dei Paschi, appena avviata con i primi incontri conoscitivi a Siena, dovrà fare i conti con una sfida organizzativa enorme. Ma a fare la differenza saranno anche i volti chiamati a guidarla.

In attesa delle decisioni ufficiali, previste entro l’assemblea del 28 ottobre, il risiko delle nomine conferma una regola antica della finanza italiana: le poltrone pesano quasi quanto i bilanci. E in questo gioco di incastri, il tandem Grilli–Melzi d’Eril potrebbe rappresentare non solo un compromesso tra azionisti di peso, ma anche la scommessa su un nuovo corso per Mediobanca, in cui l’istituto di Piazzetta Cuccia punta a riaffermare il proprio ruolo centrale nel capitalismo nazionale.

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