In Italia ci sono 365 banche di credito cooperativo. Secondo il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco il 60 per cento passerebbe gli esami degli attivi. Ma, visti i precedenti, conviene usare il condizionale. Il 35 per cento “hanno valutazioni di attenzione” e il 10 per cento sono in difficoltà. La riforma delle Bcc avrebbe dovuto portare alla costituzione di una capogruppo, ma tutto si è insabbiato di fronte alla solita rissa. Capogruppo con almeno un miliardo di patrimonio avrebbe dovuto essere l’ Iccrea. Ma le casse trentine e venete hanno lanciato la secessione con la Cassa Centrale Banca, con base a Trento e che sfiderà l’Iccrea con (forse) 130 Bcc e 15 popolari.
Così sfuma l’ obiettivo di creare un unico grande gruppo, uno dei primi dieci italiani. Ma, si sa, quando si vanno a toccare gli interessi e il potere delle banche locali la guerra è sicura, a prescindere dalle migliori condizioni che il mercato offre. In compenso l’unica Bcc che diventerà spa secondo la riforma è quella di Cambiano, la banca più renziana d’Italia, guidata dal presidente Paolo Regini che ai tempi delle primarie del Pd riuscì a “convertire” la zona Empolese-Valdelsa da dalemiana a renziana portando in dote voti, relazioni, contributi e organizzazione dentro il partito. In sostanza, per la riforma delle Bcc, missione (in)compiuta.