Secondo Louis Citroën, portfolio manager del fondo Comgest Growth America di Comgest, il potenziale dell’economia statunitense resta intatto nel lungo periodo: “L’America ha una popolazione numerosa e in crescita. È uno dei Paesi più innovativi al mondo, dispone di una valuta di riserva globale e di indipendenza energetica. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Pertanto, nel lungo periodo dovrebbe andare bene”.
Queste condizioni macroeconomiche creano un contesto favorevole per gli investitori che guardano al lungo termine. In quest’ottica, Citroën spiega: “Cerchiamo di individuare aziende che avranno buoni risultati indipendentemente dal ciclo economico. In Comgest ci focalizziamo su aziende con caratteristiche di altissima qualità, con un percorso di crescita molto lungo e una crescita visibile, che non sia legata ai cicli nel breve-medio termine, per un portafoglio ‘all-weather’”.
Qualità e valore, oltre la tecnologia
Il fondo non guarda solo ai soliti nomi dell’hi-tech. “Queste aziende le possiamo trovare in molti settori dell’economia, dalla tecnologia, che ovviamente ha ottenuto ottimi risultati, ma anche nella sanità, nei materiali e in molti altri settori”, spiega Citroën. E cita Warren Buffett per chiarire l’approccio di Comgest: “Il prezzo è ciò che si paga, il valore è ciò che si ottiene. Quando acquistiamo società, indipendentemente dal settore, prestiamo molta attenzione ai loro driver, alla loro crescita, alla loro qualità, ma anche al prezzo”.
Oracle, la riscossa di un gigante
Tra le storie di rivalutazione più interessanti, Citroën cita Oracle: “È un’azienda che è stata poco considerata dagli investitori orientati alla crescita, perché la sua attività era concentrata principalmente sui database relazionali. Si trattava di un’attività eccellente, ma non in rapida crescita”.
Il cambiamento è arrivato grazie a nuove iniziative strategiche: “L’ERP cloud chiamato Fusion ha iniziato a sottrarre quote di mercato a SAP, e il business delle infrastrutture cloud ha beneficiato della crescita degli altri segmenti. Tutti questi fattori hanno fatto sì che Oracle iniziasse a riprendere slancio e diventasse un’azienda molto più interessante”.
Microsoft: da gigante in crisi a leader del cloud
Anche Microsoft ha vissuto un’importante trasformazione. “Nel 2009 non era molto apprezzata. Erano i tempi di Balmer, i tempi di Windows. Culturalmente, l’azienda non era nel posto giusto”, racconta Citroën. “Tuttavia, pensavamo che avesse ancora alcune risorse interessanti, come Office”.
Oggi, la società è un attore chiave in settori ad alta crescita: “Con Azure è uno dei leader del cloud computing, e si prevede che questo business crescerà da 250 miliardi di dollari nel 2022 a oltre un trilione entro la fine del decennio. Inoltre, sono molto ben posizionati nel settore dell’intelligenza artificiale”.
Apple: oltre l’iPhone, verso i servizi e l’AI
Apple ha attraversato un periodo più incerto, ma secondo Comgest conserva un potenziale significativo. “Negli ultimi 12-18 mesi ha vissuto un periodo difficile, per via della macroeconomia cinese e dei timori legati all’intelligenza artificiale. Ma riteniamo che dovrebbe andare bene”, afferma Citroën.
Tre i motivi: “Apple occupa una posizione unica nelle tasche dei propri utenti come hub di intelligenza artificiale. Inoltre, la probabilità che un utente Apple acquisti un nuovo prodotto della gamma è piuttosto alta. E infine, Apple sta diventando sempre più un’azienda di servizi”.
Alphabet e l’AI: un vantaggio competitivo sottovalutato
Anche Alphabet ha affrontato scetticismi legati all’AI. “C’è il timore che possa aver perso la corsa all’intelligenza artificiale. In Comgest pensiamo che questi timori siano esagerati”, afferma Citroën. “Alphabet investe in intelligenza artificiale da 10-15 anni. Ha acquistato DeepMind nel 2014, e ha innovato costantemente”.
Secondo il gestore, i fondamentali restano solidi: “Google continua a crescere a un ritmo impressionante, sia in termini di fatturato che di utili. E non sta perdendo quote di mercato nel settore dei motori di ricerca”.
Eli Lilly: innovazione nella sanità e impatto sociale
Tra i titoli non tecnologici più promettenti, Citroën cita Eli Lilly: “È una delle aziende leader nella lotta contro l’obesità. Ha lanciato un farmaco, Tirzepatine, che aiuta le persone a ridurre il loro peso in media del 23%”.
L’impatto di questa innovazione è rilevante: “Negli Stati Uniti il 40% della popolazione è obesa. Si tratta di costi altissimi per il sistema sanitario, tra i 150 e i 250 miliardi di dollari l’anno. E l’obesità è legata a oltre 200 patologie”.
Un portafoglio orientato al futuro
“Cerchiamo di avere in portafoglio aziende come queste, con un’enorme visibilità sulle loro prospettive di crescita e, per quanto possibile, senza troppa ciclicità in termini di crescita”, conclude Louis Citroën. Una strategia che punta a cavalcare le tendenze strutturali di lungo termine, più che rincorrere le mode di breve periodo.

