Azionario ai massimi storici, ma il contesto invita alla prudenza

Con l’ingresso nel terzo trimestre del 2025, i mercati azionari globali – espressi in valuta locale – hanno raggiunto nuovi massimi storici. Tuttavia, secondo il team di gestione di Pharus AM, dietro la brillante performance degli indici azionari si nasconde un quadro macroeconomico più complesso, fatto di segnali contrastanti, debolezze strutturali e dinamiche valutarie tutt’altro che trascurabili.

“Giugno è stato un mese molto positivo per l’azionario USA, con performance a doppia cifra per il Nasdaq”, spiegano gli esperti di Pharus, precisando che “gran parte della performance si è concentrata negli ultimi due mesi, dopo il minimo toccato ad aprile”. Ma se misurata in euro, la situazione cambia drasticamente: “La performance da inizio anno dell’S&P 500 misurata in euro sarebbe del -6.5%”, a causa del forte deprezzamento del dollaro, sceso oltre il 10% contro le principali valute.

Il team sottolinea come la debolezza del dollaro – “uno degli obiettivi dichiarati dell’amministrazione Trump” – abbia avuto un ruolo cruciale nella recente sovraperformance dei titoli tecnologici americani. “Un dollaro più debole aumenta la competitività delle aziende americane e si riflette in utili nominalmente più alti”, specialmente per le multinazionali con profitti significativi all’estero, come nel caso del settore tech, che genera oltre il 55% degli utili fuori dagli Stati Uniti.

Ma i dati macroeconomici offrono un quadro ambiguo. Se da un lato il report ADP sull’occupazione privata ha sorpreso negativamente, registrando una perdita di 33.000 posti contro attese di +100.000, dall’altro “i dati sulle buste paga per il settore non agricolo hanno ribaltato il quadro”, mostrando un mercato del lavoro apparentemente più solido del previsto.

“Il mercato del lavoro appare forte ma statico, il cui apparente vigore nasconde una fragilità strutturale”, osservano gli analisti di Pharus, facendo notare come la crescita sia concentrata soprattutto nel settore sanitario e nella pubblica amministrazione locale, mentre quello federale continua a ridursi.

Anche sul fronte obbligazionario la reazione è stata significativa: “I rendimenti dei Treasury sono saliti, segno che gli investitori stanno temporaneamente riducendo l’esposizione ai beni rifugio, probabilmente in favore delle azioni”. A sostenere ulteriormente Wall Street è stato anche il boom dei buyback: “Molte aziende hanno preferito destinare capitale al riacquisto di azioni proprie, approfittando dei prezzi bassi registrati tra febbraio e aprile”.

Statisticamente, ci troviamo in un contesto particolare: “Nella storia americana, quando il primo trimestre è stato negativo e il secondo ha chiuso con un rialzo superiore al 10%, i trimestri successivi sono stati sempre positivi”, ricorda il team Pharus. Lo scenario attuale ricalca dunque pattern storici che suggeriscono un potenziale proseguimento del rally.

Tuttavia, gli esperti mettono in guardia: “Le valutazioni sono tornate su livelli storicamente elevati. Per gli investitori diventa essenziale trovare un equilibrio tra ottimismo e cautela”. Anche se “non siamo ancora in una fase di eccesso conclamato”, come indicato dall’indice bull/bear ratio al 45%, è opportuno aumentare progressivamente il livello di attenzione, soprattutto in vista della nuova stagione degli utili societari.

In sintesi, il messaggio degli analisti di Pharus è chiaro: “Il fatto che il mercato si trovi sui massimi non implica automaticamente un’imminente correzione, ma richiede un approccio razionale e attento”. La parola d’ordine è selettività, in un contesto che alterna segnali euforici a fragilità ancora irrisolte.

 

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