Ragaini (Aipb): “Così siamo diventati l’hub del private banking”

“Quando è nata l’associazione nel 2004 non esisteva un’industria del private banking. Grazie al lavoro dell’ufficio studi, alla raccolta dei dati e al racconto di come è cresciuto il mercato, siamo arrivati al punto in cui Aipb è l’hub di tutto il private banking italiano, dato che ormai ne fanno parte non solo chi fabbrica prodotti e chi li distribuisce, ma anche le società di servizi, di private insurance e quelle di consulenza al pb”. E’ il quadro evolutivo delineato da Andrea Ragaini, presidente di Aipb, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sul settore che è arrivato a gestire mille miliardi di euro in Italia e ha potenziale per crescere ancora, dato che i detentori di grandi patrimoni chiedono sempre più un servizio ad hoc.

L’incontro è stata anche l’occasione per indicare le differenze tra private banking e wealth management: “Spesso i due termini vengono usati come sinonimo, ma è più corretto dire che il primo indica l’industria, il secondo il servizio di protezione e valorizzazione del patrimonio anche al di là degli aspetti esclusivamente finanziari”, ha aggiunto Ragaini.

Durante l’incontro, Aipb ha fornito anche un outlook dei mercati finanziari, raccogliendo le indicazioni delle case di gestione associate. Sono emersi tre fattori dominanti: la transizione verso un nuovo scenario internazionale, la convivenza con l’inflazione e la stretta della politica monetaria. 

La recessione è considerata probabile in Europa, quasi da escludere negli Stati Uniti, mentre la Cina ha ripreso a correre dopo le riaperture post-lockdown. Per l’anno in corso l’attesa è comunque per un rallentamento della crescita globale (56% degli operatori), in un contesto economico contrassegnato da incertezza e rapidi cambiamenti.

Quanto ai tassi di interesse, poco meno della metà dei money manager (47%) ritiene che l’azione restrittiva terminerà entro la prima metà dell’anno, il 20% pensa invece che dovremo attendere almeno il prossimo anno. Una volta terminata l’azione restrittiva, Fed e Bce manterrebbero i tassi fermi, valutando la tenuta della crescita. Nello scenario più roseo l’evoluzione del ciclo economico globale potrà assumere la forma di lieve rallentamento, scongiurando una recessione.

Date le prospettive incerte, il portafoglio è difensivo, con un ritorno dell’obbligazionario, con forte interesse verso i titoli governativi (soprattutto Usa) e i titoli corporate investment grade, mentre rimane incerto il contesto per gli high yield. La possibilità che i mercati siano volatili, soprattutto nella prima parte dell’anno, porta ad un orientamento prevalente sul comparto azionario votato alla cautela, in attesa che le valutazioni riflettano il rallentamento economico: vengono preferiti i titoli value rispetto a quelli growth. I private market rimangono fonte di opportunità, in particolare per infrastrutture e private debt, ma con un approccio selettivo. Invece, la view sulle materie prime è frammentata e le principali incertezze si legano alla riduzione delle misure anti-Covid in Cina e all’evolversi della crisi energetica europea.

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