Nel secondo semestre del 2025, l’economia mondiale si trova ad affrontare nuove sfide. Tra dazi, guerre commerciali e conflitti geopolitici, i mercati azionari si muovono in un clima di incertezza. Come spiega Jody Jonsson, equity portfolio manager di Capital Group, “ci aspettiamo che nei prossimi mesi i mercati azionari saranno molto volatili, perché molte aziende sono bloccate in attesa di maggiore chiarezza sulla direzione che prenderà il commercio globale”. Tuttavia, aggiunge, “man mano che il nuovo panorama commerciale diventerà più chiaro, prevediamo che i mercati si stabilizzeranno e che emergeranno nuove opportunità di investimento”.
La storia non si ripete, ma fa rima
La volatilità causata dai dazi non è una novità. Già nel 2018, durante la presidenza Trump, l’introduzione di nuove tariffe contro la Cina generò forti scosse nei mercati. L’S&P 500 registrò una perdita del 4,4% nell’arco dell’anno, salvo poi riprendersi nel 2019 grazie agli accordi commerciali e alla solidità dei consumi. Jonsson invita alla cautela, ma anche alla riflessione storica: “l’economia globale è molto diversa da quella del 2018 e l’attuale guerra commerciale è su scala molto più ampia. Tuttavia, come ha scritto Mark Twain, ‘la storia non si ripete, ma spesso fa rima’. E qualsiasi ulteriore progresso nei negoziati potrebbe fornire un forte impulso alle azioni”.
Dalle multinazionali multilocali alle utility nazionali
In questo scenario turbolento, le aziende più resilienti stanno ridefinendo le proprie strategie. Le multinazionali, spesso percepite come vulnerabili alle tensioni commerciali, stanno adottando un modello “multilocale”. “Abbiamo visto che le aziende multinazionali diversificate a livello globale dispongono della flessibilità, delle risorse e delle competenze gestionali necessarie per competere in modo molto efficace, anche quando il terreno sotto i loro piedi è instabile”, afferma Jonsson.
Non sono però solo le grandi aziende globali a offrire opportunità. Anche i campioni nazionali possono giocare un ruolo strategico. È il caso delle utility, un tempo considerate statiche, oggi al centro di nuove dinamiche di crescita. “Una serie di tendenze, tra cui la diffusione dei veicoli elettrici, la crescita dei data center e il ritorno di alcune attività manifatturiere nel Paese, stanno determinando una crescita della rete elettrica che non si vedeva da vent’anni”, osserva Jonsson.
Europa, Asia e mercati non statunitensi in evidenza
Anche a livello politico si registrano segnali importanti. In Europa, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato che è il momento di fare “tutto il necessario”. La Germania ha annunciato uno stimolo fiscale senza precedenti, focalizzato su difesa e infrastrutture. Jonsson sottolinea: “in Europa c’è una maggiore consapevolezza della necessità di essere autosufficienti in materia di difesa. Ciò dovrebbe avere ripercussioni positive per molte aziende”.
Il clima è in cambiamento anche in Asia. In Giappone e Corea del Sud sono state avviate riforme aziendali, mentre in Cina si percepiscono segnali di stabilizzazione. Anche la debolezza del dollaro ha favorito i mercati non statunitensi. Al 5 giugno, gli indici MSCI Europe, MSCI EAFE e MSCI ACWI ex USA hanno tutti sovraperformato l’S&P 500.
Verso portafogli più bilanciati e flessibili
Con l’evolversi del contesto macroeconomico, anche l’approccio degli investitori deve adeguarsi. Dopo l’entusiasmo iniziale legato all’intelligenza artificiale e alle elezioni USA, il secondo semestre si apre con rischi maggiori, ma anche con un ventaglio più ampio di opportunità. Jonsson conclude: “a nostro parere, per gli investitori a lungo termine sarà importante cercare l’equilibrio nei portafogli e mantenere la flessibilità”.
In un mondo segnato dall’incertezza, l’adattabilità rimane la risorsa chiave. E, come suggerisce l’esperienza storica, la volatilità può essere anche fonte di nuove occasioni.