L’IA e la sfida agli investitori: opportunità e rischi della nuova disruption

L’intelligenza artificiale è ormai protagonista del dibattito pubblico e finanziario. Tuttavia, secondo Brian Barbetta, Global Industry Analyst, e Andrew Heiskell, Equity Strategist di Wellington Management, «se ne sta ancora sottovalutando il potenziale di crescita dirompente e la capacità di generare rendimenti d’investimento interessanti».

Gli esperti mettono però in guardia dal rischio di commettere errori già visti in passato: «Gli investitori non devono illudersi che un’ampia esposizione agli indici basti per cogliere le opportunità disponibili, né sottovalutare la difficoltà di distinguere i veri “disruptor” da coloro che verranno “disrupted”».

Perché l’IA è diversa dalle precedenti rivoluzioni tecnologiche

A rendere l’attuale fase senza precedenti sono diversi fattori:

  • l’hardware necessario all’adozione è già diffuso a livello globale;
  • i progressi avvengono a ritmi mai visti prima;
  • la tecnologia è molto più scalabile rispetto a cicli precedenti;
  • le grandi aziende stanno investendo come mai in passato.

«Questi elementi», spiegano Barbetta e Heiskell, «rendono l’IA un fenomeno radicalmente diverso da qualsiasi precedente svolta tecnologica».

Adozione rapida e accessibile

Se in passato i cambiamenti tecnologici richiedevano costosi cicli di hardware, oggi i dispositivi e la connettività sono già alla portata della maggioranza della popolazione mondiale. «Due terzi del pianeta ha accesso a Internet e in diversi Paesi la penetrazione sfiora il 100%. Questo consente un’adozione molto più veloce, come dimostra ChatGPT, che in appena due mesi ha raggiunto 100 milioni di utenti mensili», osservano gli analisti.

La velocità dell’innovazione e la riduzione dei costi

Il ritmo dei progressi nell’IA è impressionante, con i modelli di ragionamento che imparano in tempo reale grazie ai dati generati autonomamente. «Solo pochi anni fa, i costi proibitivi di calcolo avrebbero reso impossibile lo sviluppo degli attuali modelli. Oggi, invece, i progressi nei semiconduttori hanno abbattuto drasticamente i costi, ampliando il campo delle applicazioni redditizie», sottolineano Barbetta e Heiskell.

Una scalabilità senza paragoni

Le precedenti fasi di automazione hanno richiesto decenni per diffondersi, mentre l’IA sta potenziando il lavoro umano a una velocità senza precedenti. «Con l’arrivo degli “AI agent” stiamo entrando in un’era in cui la sostituzione del lavoro umano su larga scala incontra meno resistenze rispetto al passato», affermano gli esperti.

La corsa agli investimenti

Le big tech e i laboratori di ricerca stanno destinando capitali enormi all’IA. «Questa corsa alla scalabilità dei modelli e alla conquista del business sta accelerando i ritmi di sviluppo e di adozione», spiegano Barbetta e Heiskell.

Impatti sul mondo del lavoro

Le ricadute non saranno soltanto tecnologiche, ma anche sociali e occupazionali. «Prevediamo che una quota significativa dei lavori impiegatizi di primo livello verrà automatizzata nei prossimi anni. Con il miglioramento dei modelli di ragionamento, anche molte professioni specialistiche saranno coinvolte», sottolineano i due analisti, avvertendo che gli attuali modelli di investimento non riflettono appieno questa trasformazione.

Opportunità e insidie per gli investitori

Per chi guarda all’IA come opportunità d’investimento, le possibilità sono enormi ma accompagnate da rischi. Barbetta e Heiskell individuano tre trappole principali:

  1. Non tutte le aziende tecnologiche avranno successo. «Solo una profonda conoscenza del settore permetterà di distinguere i vincitori dai vinti».
  2. Gli investimenti non garantiscono rendimenti. «Il fatto che le aziende spendano molto non significa che stiano allocando bene il capitale».
  3. Guardare oltre gli Stati Uniti. «Sebbene le big tech americane siano leader, ci sono spazi enormi per nuovi attori emergenti anche in Asia e in altri mercati».

La sfida della gestione attiva

Il messaggio degli analisti è chiaro: «Gli investitori attivi hanno la possibilità di creare valore identificando le aziende con i fondamentali migliori, mentre chi si limita a seguire gli indici rischia di perdere le opportunità del ciclo tecnologico più rivoluzionario di sempre».

 

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