Dopo un periodo di cautela, Schroders torna a guardare con fiducia ai mercati azionari internazionali. A spiegarlo è Patrick Brenner, Cio Multi Asset della società di gestione, che sottolinea come il recente cambiamento di scenario macroeconomico abbia riportato l’attenzione sulle opportunità di crescita.
«Il mese scorso i mercati erano valutati alla perfezione sul fronte macroeconomico e abbiamo deciso di assumere un atteggiamento neutrale nei confronti delle azioni. Da allora, i dati sull’occupazione negli Stati Uniti sono peggiorati, anche se gli indicatori più generali sull’occupazione rimangono positivi», afferma Brenner. «È importante sottolineare che i dati sull’occupazione hanno portato a una rivalutazione dei tagli dei tassi da parte della Fed».
Secondo Schroders, il rischio di recessione negli Stati Uniti resta contenuto, ma la Fed si sta muovendo in maniera più accomodante del previsto. «Ciò implica rendimenti reali più bassi che, combinati con utili societari discreti e una politica fiscale espansiva, ci portano a ristabilire una visione positiva sui titoli azionari globali», spiega Brenner, indicando una preferenza per Stati Uniti ed emergenti, sostenuti dalla stabilizzazione della crescita e dall’impulso innovativo in Cina.
Sul fronte geografico, il giudizio resta invece più cauto per altre aree. «Restiamo neutrali sull’azionario britannico, complice il deterioramento della posizione fiscale e le valutazioni che appaiono eccessive rispetto ai fondamentali, su quello europeo – sebbene vi siano opportunità interessanti nei titoli a media capitalizzazione – e su quello giapponese, dove gli utili societari restano poco convincenti».
Più complesso lo scenario obbligazionario. Il recente rally dei Treasury americani ha reso le valutazioni meno attraenti: «I tagli dei tassi potrebbero aiutare a ridurre il deficit di bilancio, ma rischiano di riaccendere l’inflazione, per questo manteniamo una view negativa sui titoli di Stato Usa», osserva Brenner. Neutrale invece la posizione sui governativi europei, con inflazione stabile ma crescita frenata dall’assenza di riforme in Germania.
Sul credito Schroders resta prudente: «Le valutazioni rimangono costose, in particolare nell’investment grade statunitense. Tuttavia, i fattori ciclici e tecnici continuano a essere favorevoli».
In chiave difensiva, l’oro mantiene un ruolo centrale nelle strategie di investimento. «Continuiamo a privilegiare il metallo giallo, che beneficia dei rendimenti reali più bassi, ma offre anche una protezione contro le preoccupazioni relative alla sostenibilità del debito e all’indipendenza delle banche centrali», precisa Brenner. Neutrale invece la posizione sull’energia, dove gli acquisti cinesi hanno bilanciato il mercato, ma l’aumento dell’offerta OPEC e non OPEC potrebbe generare surplus.
Dopo il buon andamento del debito dei mercati emergenti locali, la view è stata rivista al ribasso, mentre la valuta americana resta sotto pressione: «Manteniamo la nostra posizione negativa sul dollaro USA, mentre siamo più positivi sull’euro, grazie alla dinamica di crescita macroeconomica della regione, nonostante l’andamento più debole dei mercati azionari locali».
In conclusione, Brenner sintetizza: «Restiamo orientati verso una crescita nominale positiva, trainata dalle politiche di stimolo perseguite dall’amministrazione Trump. L’oro rimane un importante strumento di diversificazione e il dollaro USA dovrebbe continuare a subire il peso delle preoccupazioni relative alle implicazioni a medio termine dell’attuale contesto politico».