Nonostante il rallentamento congiunturale e le tensioni geopolitiche, l’economia mondiale mostra una sorprendente capacità di resistenza. È quanto emerge dal Global Outlook Q4 2025 di BNP Paribas, secondo cui il rallentamento in atto va letto come “una fase temporanea di debolezza e non come un trend strutturale”.
“Il nostro scenario resta costruttivo: le condizioni finanziarie sono ancora favorevoli, le famiglie e le imprese mantengono bilanci solidi e l’intelligenza artificiale promette un’accelerazione della produttività”, ha spiegato Luigi Speranza, capo economista e Global Head of Markets 360 di BNP Paribas.
Gli analisti della banca sottolineano che negli Stati Uniti la debolezza del mercato del lavoro è legata soprattutto “all’incertezza politica e commerciale”. Secondo Speranza, “con la graduale riduzione di questi fattori, ci aspettiamo che il mercato del lavoro recuperi, sostenuto anche da un tasso di disoccupazione che rimane stabile e vicino alla piena occupazione”.
Sul fronte monetario, BNP Paribas prevede che la Federal Reserve taglierà i tassi tre volte entro la fine del 2025, seguita da ulteriori due riduzioni nel 2026. “La pressione politica spingerà la Fed a privilegiare la crescita e l’occupazione rispetto alla stabilità dei prezzi”, spiegano gli esperti, pur avvertendo che “l’inflazione rimarrà sopra il target, sostenuta da un mercato del lavoro ancora teso”.
Per l’Eurozona, il team BNP Paribas stima una crescita del PIL all’1,3% nel 2025 e all’1,4% nel 2026. “La spinta arriverà dalla politica fiscale tedesca, con effetti di spillover sul resto dell’area e con investimenti crescenti in difesa e infrastrutture”, sottolineano gli analisti, aggiungendo che il ciclo di tagli dei tassi da parte della Bce “si è concluso” e che la prossima mossa sarà probabilmente “un rialzo nel quarto trimestre 2026”.
Sul mercato valutario, BNP Paribas conferma la previsione di un rafforzamento dell’euro sul dollaro fino a quota 1,20 entro fine anno, mentre resta ribassista sul petrolio: “L’aumento dell’offerta non Opec e la fine graduale dei tagli volontari di produzione continueranno a pesare sui prezzi”.
“Vediamo l’attuale fase come una pausa e non come l’inizio di una crisi duratura”, conclude Speranza, rimarcando che i rischi estremi appaiono oggi “più bilanciati”, con la possibilità di sorprese positive – dalla crescita sopra il 2% nell’Eurozona a un boom tecnologico negli Stati Uniti – che aumenta rispetto a inizio anno.