La prima e inattesa bordata di questo 2025 non arriva dal settore azionario ma da quello a reddito fisso, con un generale movimento ribassista sui titoli di Stato a livello globale che ha preso di sopresa i mercati in queste ultime ore.
In ossequio all’incertezza che grava su questo anno appena iniziato, specie se guardiamo alle future politiche di Trump (che ancora ieri pare aver ventilato il ricorso ad una dichiarazione di emergenza nazionale per varare i suoi piani tariffari) senza dimenticare un certo scetticismo sulle politiche economiche e sull’indebitamento prospettico ad esse associate in alcuni paesi occidentali (USA ma anche e soprattutto UK) vediamo i Treasury decennali americani carambolare al 4,73% non lontano da quota 5% toccata nel 2023 mentre nel Regno Unito gli omologhi decennali si portano al 4,82% massimi del 2008 e persino al di sopra del livello toccato in occasione del varo di quel mini-budget che costò la carriera di primo ministro a Liz Truss.
Persino in Giappone il decennale ha sforato quota 1% portandosi ai massimi da oltre un decennio.
Attenzione quindi: raramente un livello elevato nel reddito fisso ha rappresentato un buon viatico per rialzi nel comparto azionario, i cui rendimenti sono messi in competizione con un comparto percepito come a basso rischio.
Il prossimo “giro di giostra” rimane questa settimana ineluttabilmente legato alla pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro americano domani, con gli indicatori preliminari che hanno ieri invero offerto segnali discordanti; se infatti i sussidi settimanali alla disoccupazione esibiscono la loro lettura migliore da 10 mesi a questa parte (201.000 contro 215.000 attesi e 211.000 precedenti) l’indice ADP che rileva l’occupazione nel settore privato segna la lettura più debole da 4 mesi a questa parte con un consuntivo a 122.000 contro 140.000 attesi e 144.000 precedenti.
A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim