Asset allocation, azionario giapponese a un bivio

Dopo decenni di stagnazione e deflazione, i recenti sviluppi sollevano interrogativi sulle prospettive di lungo termine e sull’importanza strategica delle azioni giapponesi nei portafogli globali.

Negli ultimi decenni, le azioni giapponesi hanno dovuto affrontare sfide uniche. Tra queste, il prolungato periodo di stagnazione economica del Giappone, spesso definito “decenni perduti”, ha influenzato profondamente i suoi mercati azionari.

Negli anni ’90, dopo il crollo della bolla degli asset finanziata dal debito, il Giappone ha dovuto far fronte a consistenti pressioni deflazionistiche in un contesto di ristagno degli utili aziendali, crescita salariale minima, calo della forza lavoro e aumento del debito locale passato dal 40% al 140% del Pil. Questo contesto ha provocato una recessione dei bilanci e una trappola della liquidità che hanno pesato negativamente sulla performance azionaria.

Nonostante i tassi di interesse prossimi allo zero introdotti nell’ambito del controllo della curva dei rendimenti (Yield curve control, Ycc) per stimolare l’economia, le famiglie e le imprese hanno privilegiato la riduzione del debito rispetto alla spesa o agli investimenti, rendendo inefficace la politica monetaria.

Nel 2012, l’introduzione della “Abenomics” sotto il primo ministro Shinzo Abe ha dato il via a un cambiamento macroeconomico. Insieme alla Ycc, la strategia a “tre frecce” composta di allentamento monetario, stimolo fiscale e riforme strutturali mirava a interrompere la spirale deflazionistica. Sebbene inizialmente accolte con scetticismo, queste riforme hanno gettato le basi per la rinascita economica del Giappone. Il successivo programma Value-Up ha intensificato questi sforzi, ponendo l’accento sulla governance aziendale, sulla sostenibilità e sull’innovazione.

In questo modo i titoli azionari giapponesi hanno iniziato a tenere il passo con i mercati globali e hanno registrato un ritorno annuo di circa l’11% dopo il 2012 in valuta locale. Questi ritorni sono tuttavia inferiori in termini di dollari a causa della debolezza dello yen.

Oggi la rinascita economica del Giappone è dovuta in gran parte agli adeguamenti strutturali delle 4R (ovvero Riflessione, Ristrutturazione, Reshoring e Riforme). Queste forze hanno stimolato cambiamenti significativi nella traiettoria dei titoli azionari giapponesi, che stanno riscontrando un rinnovato interesse. Dati recenti mostrano che l’indice Msci Japan ha toccato livelli mai visti dal 1989, evidenziando un potenziale punto di svolta.

Per comprendere le dinamiche in atto è necessario però esaminare attentamente le riforme strutturali, il posizionamento del mercato e i fattori esterni. In quest’ottica, ecco di seguito la view di Yiğit Onat, Head of Asia Multi-Asset di HSBC AM.

Prospettive e sfide future

L’azionario giapponese presenta interessanti opportunità d’investimento basate su valutazioni poco costose e su un’economia in ripresa, sostenuta dal miglioramento degli standard di governance allineati agli interessi degli azionisti”, afferma Onat.

Guardando alle valutazioni, tra il 2014 e il 2017 le azioni giapponesi presentavano parametri paragonabili a quelli dei mercati statunitensi, con un premio per il rischio azionario e un rapporto prezzo/utili (P/E) simili. Nell’ultimo decennio, pur avendo superato la maggior parte dei mercati sviluppati per quanto riguarda la crescita degli utili per azione (Eps), i titoli giapponesi scambiano con uno sconto significativo rispetto sia alle azioni statunitensi sia ai peer globali.

I chiari segnali di sottovalutazione e l’assenza prolungata di espansione dei multipli rappresentano un punto di ingresso interessante, con il potenziale di una rivalutazione futura. Nonostante il 40% di sconto rispetto ai mercati statunitensi, permangono tuttavia alcune sfide a causa della natura ciclica e dei margini di profitto relativamente più bassi delle società giapponesi. E le turbolenze registrate quest’estate legate al carry trade dello yen evidenziano la necessità di vigilare su questo complesso panorama di mercato”, sottolinea l’esperto di HSBC AM.

Le riforme strutturali in Giappone procedono lentamente, sollevando interrogativi pertinenti sull’efficacia delle misure attuate per affrontare le persistenti pressioni deflazionistiche, soprattutto alla luce dell’attuale crescita negativa dei salari reali e della volatilità politica. “Un potenziale forte apprezzamento dello yen, guidato da un atteggiamento aggressivo da parte della Banca del Giappone, potrebbe esacerbare le sfide deflazionistiche e creare notevoli venti contrari per le azioni giapponesi, in quanto minerebbe la competitività delle esportazioni”, avverte Onat.

Nel più ampio contesto asiatico, il Giappone si trova ad affrontare una concorrenza formidabile da parte di economie quali Taiwan, che detiene una posizione dominante nella produzione di semiconduttori. “E sebbene i cambiamenti nelle catene di fornitura globali possano offrire opportunità nei settori high-tech, il Giappone deve migliorare in modo proattivo l’innovazione e la sostenibilità per rimanere rilevante. Con la transizione del mondo verso una struttura multipolare, la traiettoria del Giappone dipenderà sempre di più dalle relazioni con gli Stati Uniti e con la Cina, ciascuno dei quali rappresenta circa il 20% dei flussi commerciali giapponesi, oltre che dalla concorrenza di attori regionali come Taiwan e la Corea del Sud. Un’economia globale frammentata potrebbe accentuare la competizione per l’afflusso di capitali stranieri, dato che la Cina e altre economie asiatiche si contendono gli investimenti”, sostiene poi Onat.

Il Giappone rimane inoltre esposto ai rischi geopolitici, in particolare a quelli derivanti dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero richiedere un’attenta gestione delle accese rivalità commerciali. La potenziale introduzione di tariffe sulle esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbe erodere ulteriormente la fiducia delle imprese giapponesi.

In definitiva, la significativa dipendenza del Giappone dai mercati ciclici e la limitata domanda interna lo rendono vulnerabile ai rallentamenti economici globali. E per garantire una costante competitività sulla scena globale, a detta di HSBC AM, il Giappone deve dimostrare agilità strategica e adattabilità, abbracciando l’innovazione e navigando efficacemente nelle complessità di un ambiente economico in rapida evoluzione.

 

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