L’inflazione negli Stati Uniti sta mostrando segnali di rallentamento, seppur in modo graduale, stando agli ultimi dati pubblicati. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dello 0,2% su base mensile e del 2,8% su base annua, con valori lievemente inferiori rispetto alle attese, che erano rispettivamente di +0,3% e +2,9%. Anche i valori core, che escludono alimentari ed energia, sono risultati inferiori alle previsioni. In merito a questi sviluppi, Damian McIntyre, Head of Multi-Asset Solutions di Federated Hermes, ha commentato: “A nostro avviso, si tratta di una risposta ai sorprendenti risultati del rapporto del mese scorso, che suggerisce la presenza di alcune problematiche latenti nel report di gennaio”.
Nonostante questi segnali di rallentamento, McIntyre ha sottolineato che l’inflazione legata agli alloggi, che include affitti e utenze, continua a scendere, ma a un ritmo piuttosto lento. Questo frena una discesa più marcata dell’inflazione complessiva.
La reazione del mercato a questi dati è stata immediata, con un rialzo iniziale dei principali indici azionari: sia lo S&P 500 che il Nasdaq sono saliti, per poi stabilizzarsi rapidamente. Secondo McIntyre, la strategia d’investimento della Federated Hermes rimane bilanciata. “Manteniamo un approccio equilibrato, essendo overweight sulle azioni, con una preferenza verso i titoli large value, small growth, small value e i mercati emergenti”, ha dichiarato.
Sul fronte del reddito fisso, la strategia resta più cauta. McIntyre ha precisato che “rimaniamo difensivi, assumendo una posizione underweight sull’high yield e con una duration leggermente lunga”, suggerendo una maggiore attenzione alla qualità e alla duration dei titoli di stato.
Questi sviluppi riflettono l’incertezza economica che caratterizza i mercati globali e l’approccio prudente degli investitori in un contesto inflazionistico che continua a evolversi.