La nuova ondata protezionistica avviata dall’amministrazione statunitense ha scosso i mercati globali. “La guerra commerciale ha provocato un forte sell-off dei mercati azionari”, afferma Kees Verbaas, Global Head of Fundamental Equities di Robeco, sottolineando come l’incertezza sulle catene di approvvigionamento globali e il calo della fiducia economica abbiano innescato una nuova fase per l’allocazione dei capitali.
Secondo Verbaas, questo scenario “richiede un assetto più equilibrato dell’allocazione azionaria globale, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti”. Il “Liberation Day” statunitense, segnato dall’imposizione di nuovi dazi, ha accelerato la fuga dagli asset USA, mettendo in crisi anche il dollaro e i Treasury. La conclusione è netta: “L’esposizione passiva alle azioni statunitensi a grande capitalizzazione non fungerà più da indicatore per l’economia globale”.
Il commercio globale oltre Washington
Nonostante la flessione della leadership americana, Verbaas mantiene una visione costruttiva: “Il commercio globale potrà continuare a crescere anche con il calo della quota degli Stati Uniti”. L’evoluzione dovrebbe favorire accordi regionali come il Mercosur o il CPTPP, quest’ultimo al centro dell’interesse anche da parte dell’Unione Europea. Il futuro, dunque, parla più lingue e passa per nuovi equilibri multipolari.
Stati Uniti: ancora centrali, ma non più dominanti
La crisi commerciale con la Cina ha alimentato forti incertezze, ma secondo Verbaas, “gli investitori globali manterranno comunque elevati livelli di esposizione verso gli Stati Uniti” una volta superata l’attuale impasse. La forza degli USA rimane nella resilienza del proprio sistema finanziario e nella sua capacità di innovazione. “Ci concentreremo sulle società leader con un forte potenziale di rendimento”, afferma, citando tecnologia, sanità, materiali di base e beni di consumo tra i settori da tenere d’occhio.
La spinta tecnologica sarà trainata in gran parte dall’intelligenza artificiale. “La rivoluzione dell’AI è ancora in gran parte guidata dalle società statunitensi”, e potrà contribuire a mitigare effetti negativi come la riduzione dell’immigrazione e le strozzature nella produttività.
Europa: lo shock come catalizzatore per riforme e investimenti
L’Europa ha reagito con prontezza al protezionismo USA. “La reazione è stata altrettanto rapida”, spiega Verbaas, con un rinnovato impegno su difesa e infrastrutture, trainato dalla Germania. Le valutazioni dei mercati europei restano interessanti, e si intravede un potenziale rilancio in settori come industria e tecnologia, grazie agli stimoli fiscali previsti.
Verbaas evidenzia anche l’occasione per un’accelerazione dell’integrazione europea: “La posizione isolazionista degli Stati Uniti ha reso più probabili una riforma normativa e una maggiore integrazione”. In particolare, “l’Unione dei mercati dei capitali” potrebbe diventare uno strumento chiave per rafforzare la competitività dell’UE.
Tuttavia, non mancano i rischi. “Il rafforzamento dell’euro potrebbe rappresentare un ostacolo per gli esportatori”, mentre l’instabilità politica interna resta un’incognita. Nonostante ciò, “l’Europa è in una posizione favorevole per riprendere slancio economico”.
Asia-Pacifico: un motore alternativo di crescita
Il panorama asiatico appare oggi più competitivo che mai. “I titoli azionari dell’Asia-Pacifico presentano valutazioni molto ragionevoli”, osserva Verbaas. Le sfide sono evidenti, soprattutto per la Cina, che deve trovare un nuovo equilibrio con gli Stati Uniti. Tuttavia, la regione dispone di leve importanti, dai margini per stimoli monetari e fiscali alla possibilità di accordi per attenuare gli effetti dei dazi.
Il potenziale a lungo termine resta elevato: “La Cina può realizzare ulteriori progressi tecnologici nei prossimi anni”, sfruttando la propria forza nel mercato interno e nella produzione. Anche Corea del Sud e Giappone sono destinati a giocare un ruolo chiave grazie alla presenza di aziende di livello mondiale.
Inoltre, “i mercati emergenti del Sud-Est asiatico”, sebbene penalizzati nel breve periodo, conservano solidi fondamentali. La crescita del consumo interno e l’adozione tecnologica restano fattori di grande attrattiva per gli investitori globali.
La fine del dominio unipolare
Il nuovo contesto commerciale globale disegna un panorama più frammentato ma anche più equilibrato. Come sottolinea Verbaas, “è prevedibile un passaggio a un’economia globale più equilibrata, con una crescita trainata da più regioni”. In questo scenario, gli investitori dovranno guardare oltre i confini tradizionali, ricalibrando le proprie strategie geografiche per cogliere le nuove opportunità.