Oltre il caos: dove trovare valore nei mercati secondo Julius Baer

Mentre il panorama economico globale continua a essere dominato dall’incertezza geopolitica e da politiche fiscali volatili, Julius Baer torna a puntare sull’espansione. È quanto emerge dall’ultimo report mensile a firma di Yves Bonzon, Chief Investment Officer del gruppo bancario svizzero, che offre un’analisi lucida e articolata degli sviluppi di mercato più recenti.

Dazi e deflussi

Il cosiddetto “Giorno della liberazione” del 2 aprile 2025 ha rappresentato un punto di svolta, segnando “il più grande cambiamento nella politica commerciale degli Stati Uniti in quasi un secolo”, secondo Bonzon. I dazi imposti dall’amministrazione Trump hanno innalzato l’aliquota media effettiva a livelli da anni Trenta, generando un forte impatto negativo sui mercati e costringendo Julius Baer a spostarsi in “fase 4” della sua asset allocation tattica: contrazione economica e impennata dell’inflazione.

Ma le cose sono cambiate rapidamente. “Il Presidente Trump ha fatto più volte inversione di rotta sul fronte dei dazi”, scrive Bonzon, sottolineando che l’amministrazione statunitense ha infine abbandonato anche la propria autoimposta “disintossicazione fiscale”.

Strategia “TACO” e imprevedibilità presidenziale

Nel suo commento, Bonzon evidenzia l’emergere di una nuova logica speculativa, battezzata “TACO” (Trump Announce, Crash, Over-rebound), con cui i mercati hanno imparato a decifrare le minacce tariffarie presidenziali come segnali per comprare al ribasso. “I mercati hanno iniziato a capire sempre più il gioco dietro agli annunci di nuovi dazi”, osserva.

Anche la tanto annunciata austerità fiscale è svanita nel nulla. Il disegno di legge “One Big Beautiful Bill Act” rischia di gonfiare il disavanzo federale al 7% del PIL entro il 2026. “La dipendenza degli Stati Uniti dai deficit fiscali non sarebbe curata ma intensificata”, commenta Bonzon, smontando le promesse di razionalizzazione del DOGE, il Dipartimento per l’efficienza del governo fondato da Elon Musk.

Una nuova fase: ritorno all’espansione

Di fronte a queste svolte, Julius Baer ha aggiornato il suo posizionamento: “Siamo tornati alla fase 1 dell’asset allocation tattica: espansione”, afferma Bonzon. Ciò si traduce in un aumento dell’esposizione azionaria, in particolare nei mercati emergenti, e in un disimpegno dai titoli di Stato statunitensi a medio-lungo termine.

La banca elvetica ha deciso di vendere completamente le obbligazioni statunitensi a 7-10 anni, puntando invece su obbligazioni societarie dei mercati emergenti e obbligazioni globali ad alto rendimento. “Preferiamo finanziare i bilanci del settore privato, più solidi, piuttosto che quelli del settore pubblico, più deboli”, sintetizza il CIO.

India: una scommessa sulla crescita strutturale

Julius Baer annuncia anche un nuovo ingresso nelle azioni indiane. “L’India è destinata a essere tra le economie in più rapida crescita a medio-lungo termine”, scrive Bonzon, citando la forza della domanda interna e l’urbanizzazione sostenuta dalla crescita della classe media. Secondo il report, le azioni indiane hanno sovraperformato tutte le principali regioni, eccetto i titoli statunitensi a grande capitalizzazione.

Stati Uniti: declino o trasformazione?

Rimane il grande interrogativo sull’eccezionalismo statunitense. “La valutazione dipende notevolmente dalla propria prospettiva”, afferma Bonzon. Dal punto di vista top-down, gli USA rischiano deflussi di capitale a causa dell’incertezza politica e fiscale. Tuttavia, bottom-up, “le azioni statunitensi rimangono eccezionali in termini di redditività e di parametri di distribuzione del capitale”.

Il rendimento complessivo del capitale proprio delle società statunitensi è vicino al 19%, con un payout del 14% agli azionisti. Dati lontani dai livelli europei e giapponesi. Tuttavia, avverte Bonzon, “il premio al rischio previsionale sulle azioni statunitensi è ben inferiore alla sua media a lungo termine”, suggerendo cautela sul lungo periodo.

Prospettiva bottom-up

Nonostante l’incertezza, Julius Baer mantiene un approccio costruttivo. “Il mondo sembra molto migliore da una prospettiva bottom-up rispetto a una prospettiva top-down”, conclude Bonzon, suggerendo un focus su aziende eccezionali e una maggiore diversificazione geografica.

Nel caos dell’attualità economica globale, l’analisi di Yves Bonzon invita a guardare sotto la superficie: là dove, nonostante tutto, si nasconde ancora valore.

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