Azimut: il nodo al pettine di un percorso solitario

La giornata vissuta da Azimut lo scorso 13 novembre ha sicuramente aperto alcune riflessioni tra gli addetti ai lavori sui social. Qui sotto vi proponiamo quella apparsa su LinkedIn a firma Antonio Mazzone, fondatore di Goldmann&Benson e professionista specializzato nel recruiting di consulenti finanziari, il quale punta il faro dell’analisi su una causa scatenante dell’attuale scenario. Voi cosa ne pensate? Scriveteci a redazione@bluerating.com

Non lo nascondo , a me Pietro Giuliani e’ sempre stato terribilmente simpatico: visionario, dissacrante, fedele alle sue idee, concreto.

Ma le sue dichiarazioni pubbliche hanno oggettivamente creato un solco tra Azimut e le istituzioni finanziarie tradizionali, inclusi gli organi di vigilanza.

Giuliani ha costruito l’immagine di Azimut come un “outsider” indipendente, in contrapposizione al sistema bancario e finanziario tradizionale, che egli ritiene inefficiente e troppo legato a vecchie logiche.
Ha spesso criticato le banche tradizionali per la loro lentezza, i costi nascosti e la scarsa propensione all’innovazione, posizionando Azimut come un’alternativa più dinamica e allineata agli interessi dei clienti.

Il lancio di progetti come la Fintech Bank (TNB) non è solo una mossa industriale, ma una dichiarazione di rottura. È il tentativo di scardinare il modello tradizionale creando un concorrente diretto, digitale e, nelle sue intenzioni, più efficiente.

Ma veniamo alla madre di tutti i problemi: l’uscita da hashtagAssogestioni .

La spiegazione data da Giuliani fu che Azimut non si sentiva più rappresentata. Usò una metafora potente, ma al contempo sbagliata, a mio avviso: sentirsi “come un adolescente che veniva valutato per lo sviluppo del suo avambraccio… e non per lo sviluppo armonioso del proprio corpo”.

Sbagliata perché pericolosa, in quanto è stata interpretata come una critica diretta all’associazione, accusata di essere troppo appiattita sugli interessi delle grandi reti bancarie e meno sensibile alle esigenze di player indipendenti e globali come Azimut.

E uscire dall’associazione che funge da principale interlocutore del settore con i regolatori (Consob, Bankitalia) significa rinunciare alla mediazione e scegliere un percorso solitario. Questo, inevitabilmente, ti espone a un controllo più diretto e potenzialmente meno “filtrato”.

Il nodo è venuto al pettine in modo dirompente ieri.
E’ stato reso pubblico l’esito dell’ispezione Bankitalia che certifica, di fatto, lo stop al progetto hashtagTNB.
Anzi, ha sancito che il rilascio di una licenza bancaria in ambito UE non verra’ mai rilasciata alla hashtagAzimut di oggi.

La reazione pubblica di Pietro Giuliani ai rilievi di Bankitalia è stata emblematica del suo approccio. Con il crollo in Borsa del titolo, Giuliani ha deciso di rimanere fedele a se stesso e invece di adottare un profilo basso, ha rilasciato una dichiarazione immediata e combattiva, focalizzandosi su un punto: “Dividendo e buyback non sono in discussione, precisando che la holding (Azimut Holding) non è sottoposta a vigilanza prudenziale e che solo l’assemblea degli azionisti può decidere sulla remunerazione.
Da un lato rassicurava gli azionisti, dall’altro suonava come una sfida diretta all’Autorità di Vigilanza, quasi a dire: “Potete criticare la nostra organizzazione, ma non potete toccare i soldi dei nostri azionisti”.

hashtagPietroGiuliani forever!

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!