I governi controlleranno il debito grazie a politiche fiscali e monetarie

“La banca centrale statunitense ha utilizzato la pandemia per rimediare a un grave errore politico, ma ci sono voluti migliaia di morti e una crisi da lockdown per costringere i governi a fare la loro parte e iniziare a spendere. Prima della crisi di Covid-19, l’economia globale si stava dirigendo verso la recessione. I tassi di interesse statunitensi erano troppo alti e le regolamentazioni restrittive limitavano i prestiti bancari. Inoltre, le guerre commerciali e i tweet di Donald Trump avevano spaventato gli investitori, tanto che il capitale globale aveva battuto in ritirata dai mercati emergenti verso il rifugio sicuro del dollaro, che si era rafforzato, minando la crescita globale”. E’ quanto osserva Mark Nash, Head of Absolute Return Bonds, Fixed Income di Jupiter AM. Di seguito la sua visione.

Dopo aver tagliato per la prima volta i tassi di interesse, il grande cambiamento politico è avvenuto a settembre, quando la banca centrale statunitense ha dichiarato che avrebbe mirato alla crescita dell’occupazione e avrebbe tollerato un’inflazione più elevata. L’implicazione che i tassi di interesse sarebbero rimasti bassi per un lungo periodo di tempo ha fornito l’innesco tanto necessario all’indebolimento del dollaro. Questa iniezione di dollari nel resto del mondo è il vaccino reflazionistico di cui l’economia globale ha estremo bisogno.

Il baratro fiscale è un pericolo nel breve termine

Segnate dalla crisi finanziaria globale del 2008, le aziende hanno bloccato gli investimenti e i consumatori hanno evitato di spendere, utilizzando la liquidità disponibile per pagare i debiti. Quando i consumatori smettono di spendere, le economie si trovano ad affrontare la stagnazione, a meno che lo Stato non intervenga come ultima risorsa. Ma i politici hanno peggiorato le cose insistendo sull’austerità – ovvero tagli alla spesa. Ecco perché nel 2012 Ben Bernanke ha coniato la vivida frase “fiscal cliff” (baratro fiscale) per ricordare ai politici statunitensi che i loro rigidi piani di bilancio rischiavano di spingere l’economia in recessione.

Alla fine del 2020 bisogna ricordarglielo ancora una volta, poiché i pacchetti di sostegno fiscale a breve termine per la tutela dei lavoratori sono destinati a scadere prima che la spesa per le grandi infrastrutture a più lungo termine possa creare nuovi posti di lavoro. Ancora una volta ci aspettiamo che i politici statunitensi se ne rendano conto, ma solo all’ultimo momento.

Nel Regno Unito, il Cancelliere Sunak ha già annunciato una serie di programmi per offrire sostegno e contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro. Nel frattempo, anche se alcuni potrebbero vedere la lotta dell’Ue per il suo recovery fund da 750 miliardi di euro come un tipico ritardo euro-sclerotico, l’inevitabile ritardo nella spesa di questo denaro significa che potrebbe arrivare in un momento più opportuno e fornire un secondo vento di coda alla crescita globale.

Convincere le banche a concedere prestiti

Nel frattempo nel Regno Unito, chi commenta sembra diviso tra timori apparentemente contraddittori, da un lato, che l’inflazione stia per fare un ritorno sgradito e, dall’altro, che la Banca d’Inghilterra prenderà una scelta irrevocabile e, andando incontro a tassi di interesse negativi – schiacciando i risparmiatori e vedendo chiunque abbia un conto in banca pungolato per spese extra.

Tassi bancari di base negativi manderebbero un segnale a chi osserva nel Regno Unito che qualcosa non va e, dopo Brexit, ucciderebbero quel poco di fiducia che resta. Tuttavia, a mio avviso, i tassi negativi sono improbabili. Questo a causa di un ingegnoso dispositivo chiamato Term Funding Scheme che permette alle banche di prendere in prestito in modo redditizio a meno del tasso di base, a condizione che prestino il denaro alle imprese e alle famiglie. Ma cosa succede se la paura di un aumento dei crediti inesigibili impedisce loro di concedere prestiti? Nessun problema. Il governo interviene e li incentiva con varie garanzie di credito perché ha bisogno che le banche siano i canali del suo stimolo.

Karl Marx una volta ha esortato i lavoratori ad impadronirsi dei mezzi di produzione. Ora sembra che stiamo entrando in una nuova era in cui i governi si impadroniscono dei mezzi di creazione del denaro delle banche centrali. La cosiddetta “stampa di moneta” da quantitative easing (Qe) non è riuscita a creare inflazione perché la massa monetaria in eccesso è rimasta intrappolata all’interno del sistema finanziario.

Ma se – ed è un grande se – il governo fa un uso eccessivo delle garanzie di credito per incoraggiare il prestito “privo di rischio”, allora la creazione di moneta che ne deriva potrebbe penetrare nell’economia reale portando potenzialmente all’inflazione e alla crescita economica nominale. Questo sarebbe un modo per ridurre l’onere del debito. Anche se l’inflazione aumenta, i governi potranno comunque emettere bond con cedole basse, perché le loro banche centrali potranno comprarli con ulteriori Qe. Dopo la seconda guerra mondiale, molti paesi hanno avuto un elevato indebitamento, ma sono riusciti a ridurre il debito nei decenni successivi. Questa volta potrebbe non essere diverso. Il Covid potrebbe alla fine essere controllato, ma è improbabile che i responsabili politici mettano in quarantena il loro nuovo kit di strumenti, per cui anche gli investitori obbligazionari dovranno espandere il proprio kit di strumenti.

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