Azionario europeo: il grande ritorno che spiazza gli scettici

*Dimenticate i pregiudizi sull’Europa a bassa crescita: secondo Toby Gibb, responsabile delle Investment Solutions di Artemis IM, il mercato azionario europeo sta vivendo un’autentica trasformazione. Dopo anni di sottovalutazione, le azioni europee stanno tornando protagoniste sui mercati globali, offrendo nuove e inaspettate opportunità d’investimento.*

Un’immagine distorta e datata

Per lungo tempo l’Europa è stata vista come una regione stagnante. “Da decenni ormai si è tentati di vedere l’Europa attraverso il prisma della bassa crescita”, spiega Toby Gibb. A rafforzare questa percezione hanno contribuito anche istituzioni come la Commissione europea, che ha spesso preferito definire l’andamento economico come una “espansione graduale”. Un linguaggio eufemistico che ha reso istintivo per molti investitori rivolgere lo sguardo altrove.

Questa visione ha portato a un atteggiamento rassegnato: investire in Europa sì, ma solo in quanto sede di multinazionali globali, minimizzando l’esposizione alle dinamiche economiche interne. Un approccio che, secondo Gibb, è stato supportato da un cambiamento nella composizione dell’indice MSCI Europe: “Nel 2010 c’era una divisione abbastanza equa tra ricavi denominati in euro e non. Oggi il rapporto è di circa 70 a 30 a favore di quelli esterni”.

L’attrattiva europea torna sotto i riflettori

Qualcosa, però, sta cambiando. E rapidamente. Le turbolenze globali, in particolare l’impatto geopolitico del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, hanno avuto un effetto inaspettato: “L’attrattiva dell’Europa nel suo complesso è diventata improvvisamente molto più evidente”, osserva Gibb.

La risposta europea a nuove pressioni politiche e commerciali sta infatti ridefinendo le aspettative. In Germania, per esempio, sono stati pianificati 500 miliardi di euro in spesa pubblica, segnando una svolta significativa nella politica fiscale. Sul fronte della difesa, la maggior parte dei membri della NATO sostiene ora l’obiettivo di destinare il 5% del PIL al settore, una proposta lanciata proprio da Trump.

Nel frattempo, aumentano i consumi e i redditi in tutta l’Unione Europea, con dati particolarmente forti in Grecia, Ungheria e Spagna. E sul fronte valutario, un dollaro strutturalmente più debole potrebbe avvantaggiare proprio quelle aziende europee più esposte all’economia interna.

Gli errori degli scettici

Questi segnali positivi rischiano di cogliere impreparati molti investitori. “Stanno comprendendo che l’economia interna dell’Europa è esattamente ciò a cui dovrebbero essere esposti”, sottolinea Gibb, “ma sono già dietro la curva”. Chi ha continuato a sottopesare l’Europa, ancorato alla narrativa della stagnazione, potrebbe ritrovarsi fuori posizione proprio nel momento in cui la regione mostra segnali di vitalità.

L’importanza di una visione selettiva

L’approccio di Artemis IM, in particolare attraverso il fondo *SmartGARP European Equity*, punta a valorizzare segmenti trascurati del mercato: “La chiave è stata quella di concentrarci sulla crescita degli utili delle società focalizzate sul mercato interno”, afferma Gibb.

Il problema, secondo l’esperto, è che “anche all’interno della comunità del management attivo, viene prestata scarsa attenzione a tali aziende”. Questo perché molti analisti preferiscono seguire titoli a grande capitalizzazione, spesso più visibili ma anche meno rappresentativi dell’andamento economico reale.

Il potenziale nascosto

In questo contesto, emergono numerose opportunità per chi sa guardare oltre i soliti nomi: “L’attrattiva delle aziende più piccole e orientate al mercato interno passa regolarmente inosservata”, osserva Gibb. Ma è proprio qui che può fare la differenza un’attenta selezione dei titoli: “Una delle più grandi gioie è identificare e investire in aziende promettenti prima che la mandria – o, di nuovo, il gregge – riconosca il loro potenziale”.

L’Europa, insomma, non è più lo scherzo di Wall Street degli anni ’80. È un terreno fertile per chi è disposto a riconsiderare i propri pregiudizi. “Molte di queste opportunità esistono ancora”, conclude Gibb. “Ma gli investitori saranno in grado di coglierle solo se finalmente riconosceranno che il panorama delle azioni europee non è più quello di un tempo”.

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