L’azionario europeo è tornato al centro dell’interesse globale, spinto dal riconoscimento di un rinnovato potenziale economico. Ma dopo il rally dei mesi recenti, gli indici appaiono ora tatticamente “estesi”, secondo Nicolas Wylenzek, Macro Strategist di Wellington Management: “Pur ritenendo che l’Europa presenti ancora una tesi d’investimento convincente, gli investitori devono ora concentrarsi sui fondamentali delle singole società, piuttosto che fare affidamento sul momentum positivo”.
La regione, osserva Wylenzek, si trova in una fase di trasformazione, in cui anche il posizionamento dei portafogli diventa cruciale per cogliere i benefici di un nuovo modello economico orientato verso il mercato interno.
Tre pilastri per credere nell’Europa
Secondo Wylenzek, la tesi d’investimento sull’Europa rimane solida e si fonda su tre fattori principali:
Cambiamento strutturale di regime
“L’Europa sta iniziando a rispondere con decisione alle principali sfide geopolitiche e macroeconomiche”, spiega Wylenzek. “Sta abbandonando la dipendenza dalle esportazioni per adottare un modello di crescita più focalizzato sul mercato interno, sostenuto da politiche fiscali espansive e maggiore coordinamento a livello europeo”.
Potenziale di diversificazione
In un mondo sempre più instabile, l’Europa si configura come un’alternativa all’eccezionalismo statunitense: “I flussi in ingresso lo dimostrano: molti investitori stanno cercando di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti”.
Valutazioni attraenti
Nonostante alcune incertezze a breve termine, “le valutazioni dei titoli europei restano interessanti, sia in termini assoluti che relativi”.
Divergenze tra titoli: l’Europa richiede selettività
Wylenzek mette in guardia da un’eccessiva generalizzazione: “Il percorso dei mercati europei potrebbe diventare meno lineare. Serve maggiore attenzione al posizionamento e un’analisi approfondita delle singole società”.
I cambiamenti strutturali in atto stanno premiando le aziende legate al mercato interno e penalizzando quelle più internazionalizzate. “Le revisioni al ribasso degli utili sono più frequenti rispetto ad altre regioni”, osserva Wylenzek, “e questa divergenza rappresenta un importante campanello d’allarme”.
I rischi a breve termine non mancano
Wylenzek individua tre forze che stanno agendo come vento contrario per l’azionario europeo:
Rallentamento del ciclo globale
“La crescita mondiale sta rallentando e i mercati europei, storicamente sensibili al contesto globale, ne risentono in modo marcato”.
Apprezzamento delle valute europee
“Con gran parte dei ricavi generati all’estero, l’indebolimento del dollaro e il rafforzamento dell’euro e di altre valute europee sono fattori penalizzanti”.
Tassi d’interesse elevati
“Nonostante alcuni tagli, i tassi restano elevati rispetto agli standard storici, con conseguente aumento del costo del debito”.
Il 2026 potrebbe segnare una svolta positiva
Nonostante i rischi, Wylenzek mantiene una visione costruttiva sul medio termine: “Ci aspettiamo che la domanda interna europea acceleri nel corso del 2026, contribuendo a compensare i venti contrari”. A supporto di questa previsione, l’analista cita quattro fattori principali:
Svolta fiscale della Germania
“Il piano da circa il 25% del PIL tedesco destinato a infrastrutture e difesa potrebbe avere un impatto significativo già dal prossimo anno”.
Allentamento monetario
“Se l’inflazione continuerà a calare, ci aspettiamo ulteriori misure espansive. L’economia europea è molto sensibile ai tassi di breve termine, e già oggi l’attività edilizia mostra segnali di ripresa”.
Bilanci solidi delle famiglie
“I consumatori europei dispongono di un ampio surplus di risparmio, e la fine dello shock energetico, unita al calo dei tassi, dovrebbe stimolare i consumi”.
Ripresa del manifatturiero
“Dopo anni di debolezza, il settore manifatturiero mostra i primi segnali di stabilizzazione: si tratta dei segnali più convincenti da quattro anni a questa parte”.
Strategie di posizionamento per cogliere la nuova Europa
Secondo Wylenzek, per affrontare efficacemente questo scenario in evoluzione è fondamentale ripensare l’allocazione di portafoglio. Le sue raccomandazioni includono:
Favorire le aziende domestiche
“Stanno già registrando una crescita degli utili superiore, e dovrebbero beneficiare della ripresa della domanda interna”.
Cercare margini solidi
“Le aspettative sui margini sono elevate, e rappresentano un rischio in presenza di valutazioni altrettanto elevate. Settori come beni strumentali, software e servizi meritano particolare attenzione”.
Puntare sui beneficiari del nuovo regime
“Telecomunicazioni, banche, costruzioni, ma anche difesa e utility con barriere all’ingresso elevate sono tra i settori che possono trarre vantaggio dal cambiamento strutturale in corso”.
Evitare i vecchi vincitori
“I grandi nomi dell’export, come i titoli del lusso o dell’auto, non si sono ancora adattati al nuovo contesto caratterizzato da globalizzazione ridotta e barriere commerciali. Anche le società growth che dipendono da finanziamenti a basso costo sono da trattare con cautela”.
In sintesi
“La tesi sull’Europa resta solida, ma sono necessarie maggiore selettività e un posizionamento attento”, conclude Wylenzek. “Solo così sarà possibile mitigare l’impatto degli attuali venti contrari e ottimizzare l’esposizione alle nuove opportunità generate dal cambiamento di regime in atto nel continente”.